Solaro ha un nuovo oratorio a forma di cubo e con un’arca ad accogliere

Alla presenza del parroco don Giorgio Guidi e dell’ex parroco don Giuseppe Reduzzi, con tantissimi ragazzi, ragazze e famiglie solaresi, è stato inaugurato il nuovo oratorio di via San Paolo.
Il nuovo oratorio

Alla presenza del parroco don Giorgio Guidi e dell’ex parroco don Giuseppe Reduzzi, oltre che di tantissimi ragazzi, ragazze e famiglie solaresi, è stato inaugurato il nuovo oratorio di via San Paolo, anche se ora l’ingresso è stato spostato lungo la via San Quirico, una delle tante novità della rinnovata struttura. Ci sono i nuovi spazi a cubo per l’accoglienza dei ragazzi, la nuova arca al centro dello spiazzo per la preghiera e poi verranno il teatro e tante attività da svolgere insieme.

Solaro: un nuovo oratorio tutto da scoprire

«Continuiamo nell’attenzione, nella cura e nell’impegno educativo verso i giovani, opere che la comunità cristiana di Solaro ha nei confronti delle nuove generazioni», ha ricordato il parroco. «È un’opera più che mai urgente visto che loro sono una delle categorie più colpite dall’epidemia, e che ci sarà bisogno di maggior cura nei prossimi anni. Questa opera educativa esige una forte comunità fatta di cristiani giovani e adulti che si mettono a servizio di chi sta crescendo e, “buttandosi nella vita”, vuole seguire Gesù: scoprendo la propria vocazione e allenandosi a rispondere con fedeltà all’amicizia del Signore in modo personale, comunitario e aprendosi al mondo».

Solaro, un nuovo oratorio centro parrocchiale

Il nuovo centro parrocchiale non sarà solo un oratorio, ma appunto un centro di accoglienza e di valori. «Questi sono e saranno anche gli ambienti comunitari a disposizione della vita di tutti: altri edifici sono destinati a culto e alla celebrazione della fede oppure alla carità. Sono spazi per le famiglie: dalla loro unione e dall’impegno educante dei genitori nasce il primo annuncio sia della vita che della fede.
Il futuro dell’educazione nasce da famiglie che vivono insieme, offrono se stesse e utilizzano questi nostri ambienti per creare e offrire spazi educativi a figli propri e altrui».