Il Cda di Milano Serravalle ha nominato Massimo Sarmi amministratore delegato. Sarmi, presidente della Banca del Mezzogiorno, è stato dal 2002 al 2014 amministratore delegato di Poste Italiane, e in precedenza direttore generale di Tim e Telecom e A.d di Siemens Italia. “E’ una sfida molto impegnativa” ha commentato Sarmi in una nota. “Serravalle è uno dei principali operatori infrastrutturali, protagonista dello sviluppo del Nord Italia, su cui punta il sistema produttivo del Paese per la sua crescita”.
Legambiente, per bocca di Dario Balotta, critica il primo atto di indirizzo pronunciato dal neo amministratore nella riunione di insediamento. “E’ difficile pensare che una società bocciata ben tre volte dal mercato, quando è stata messa in vendita, riesca a reperire 400 milioni per finanziare un progetto insostenibile, sia sotto il profilo finanziario, vanno restituiti 250 milioni alle banche e finanziati 2 miliardi per Pedemontana, che quello ambientale. La Serravalle dovrebbe smagrire il suo portafoglio e tornare alla sua mission originale di gestore autostradale, ridimensionando il progetto della Pedemontana, di cui controlla l’80%. Non è possibile che una concessionaria, in crisi per la diminuzione del traffico, in grave ritardo nella realizzazione degli investimenti concordati con l’Anas (collegamento tangenziale-Segrate, potenziamento della Rivoltana e interventi di mitigazione ambientale), spolpata dalle scorrerie clientelari della politica, possa garantire l’aumento di capitale per la Pedemontana. Con un rating sempre più compromesso (Bbb), i costi del finanziamento diventerebbero proibitivi anche per il nuovo azionista, la regione Lombardia. Non è neppure credibile la realizzazione di un polo autostradale del nord con Gavio, Banca Intesa, Brebemi (che si sta ancora leccando le ferite dal deludente avvio) e con la Serenissima autostrada Brescia Padova. L’opportunità offerta dal decreto “Sblocca Italia” di aggirare la normativa europea evitando le gare per il rinnovo delle concessioni in scadenza, sarebbe una scorciatoia che non affronta i nodi della crisi di Serravalle”.