Un anno fa, 26 settembre 2017. Nel corso di una maxi operazione in Lombardia, vengono disposti vari arresti, tra cui quello del sindaco di Seregno, Edoardo Mazza (Forza Italia). L’accusa è di corruzione: il politico è sospettato di aver comprato voti con favori nei confronti di Antonino Lugarà, un imprenditore edile. Mazza viene messo agli arresti domiciliari. Anche Lugarà è tra le persone arrestate in quell’occasione, mentre è indagato a piede libero il vicesindaco leghista Giacinto Mariani.Due giorni dopo tutto il consiglio comunale presenta le dimissioni e Seregno viene commissariata. Il 19 ottobre viene scarcerato Lugarà per mancanza di indizi gravi, il 30 ottobre l’ex sindaco per cessazione delle esigenze cautelari. A marzo la Procura di Monza conclude il primo filone di indagini: Mazza è accusato di abuso d’ufficio. A luglio, Alberto Rossi vince il ballottaggio con la candidata di centrodestra Cerqua: è il nuovo sindaco.
«Sono contento – spiega Alberto Rossi – di poter accompagnare Seregno in un cammino di ripartenza: la ricostruzione di una comunità non può però essere affidata a un solo uomo o a soli otto tra uomini e donne, ma serve il contributo fattivo di tutti. Evidenzio che sono stato proclamato sindaco il 26 giugno, a nove mesi esatti dall’intervento della magistratura. Nove mesi, il tempo che occorre ad un bambino per nascere: miglior auspicio da questo punto di vista non avrebbe potuto esserci».
Parola a Edoardo Mazza
«Stiamo aspettando l’udienza prevista in novembre». Antonino De Benedetti, il legale con studio in Monza, al quale Edoardo Mazza, sindaco a partire dal 2015 e fino al 26 settembre di un anno fa, prima di essere travolto dalla vicenda giudiziaria, ha affidato la sua difesa in aula, traccia con queste parole il punto della situazione in merito alla posizione del suo assistito.
«Mazza – continua De Benedetti – ha tutta l’intenzione di difendersi in sede processuale, essendo convinto, come del resto lo sono io, di non aver mai commesso alcun tipo di illecito nella sua attività amministrativa ed anzi di aver sempre agito nell’interesse del Comune di Seregno. Una tesi, questa, alla quale il Tribunale del riesame di Milano ha dato linfa, escludendo l’ipotesi che dietro alla sua elezione vi sia stato uno scambio tra voti procurati e favori garantiti».
De Benedetti diventa quindi un fiume in piena quando si passa a parlare del ruolo della ’ndrangheta nella vicenda: «Questa fattispecie non è mai davvero sussistita fin dall’inizio, prova ne sia che il processo nei confronti del mio cliente si svolgerà a Monza, mentre il troncone in cui le infiltrazioni della criminalità organizzata di stampo mafioso hanno un ruolo che è rimasto per competenza a Milano. Ci siamo trovati di fronte ad una contestazione che ha avuto una natura solamente mediatica».
La conclusione si trasforma infine in un nuovo affondo: «Il secondo filone? Aspetto delucidazioni da voi della stampa, che apprendete sempre tutto prima di degli interessati: è quel che si è verificato anche per la data dell’udienza di novembre, uscita sui giornali prima di essere comunicata a noi. In proposito, davvero non sappiamo nulla…».
Parola a Giacinto Mariani
«Il mio cliente ha sempre avuto in questa vicenda una posizione molto defilata». Massimiliano Redaelli, avvocato difensore di Giacinto Mariani, sindaco tra il 2005 ed il 2015 e poi vicesindaco nella breve esperienza dell’amministrazione Mazza, commenta così l’accusa di abuso d’ufficio di cui il suo assistito dovrà rispondere a breve in aula.
«L’udienza è programmata il 5 novembre -prosegue – e le contestazioni mosse a Mariani sono apparse da subito un po’ fumose. Il Tribunale del riesame di Milano ha già affermato che non vi sono state irregolarità e la chiusura delle indagini non ha prodotto novità sostanziali, se non il coinvolgimento del segretario comunale Francesco Motolese, quello di Massimo Ponzoni e quello di un certo Angelo Bombara, che nemmeno ho compreso chi sia e perché sia stato chiamato in causa. Comunque sia, si va avanti. Nello specifico, all’ex sindaco viene rimproverato che non potesse non sapere».
«La situazione per il primo filone d’indagine, quello emerso il 26 settembre di un anno fa, ci appare oltremodo chiara. Altrettanto non possiamo dire per il secondo filone, di cui al momento conosciamo l’esistenza in maniera vaga. Ci è stata comunicata una proroga semestrale delle indagini nel dicembre dello scorso anno, che ormai dovrebbe essere scaduta o, considerate le pause feriali, lo dovrebbe essere a breve, con accuse che muovono genericamente dalla corruzione fino all’abuso d’ufficio, senza però riferimenti a meriti concreti. La sola certezza che abbiamo è che oggi Mariani sia fuori dai giochi politici a seguito di quel che è accaduto, perché responsabilmente ha preferito farsi da parte per meglio difendersi ed a tutela del movimento che ha rappresentato».
Parola a Antonino Lugarà
«Aspettiamo il processo con la massima serenità possibile». Luca Ricci, avvocato difensore di Antonino Lugarà, l’imprenditore al centro dell’inchiesta che un anno fa mise a ferro e fuoco la politica seregnese, inquadra così la situazione nell’imminenza dell’avvio del procedimento in aula, previsto per novembre.
«Siamo assolutamente tranquilli – ribadisce -. Cosa è rimasto a distanza di un anno di una vicenda così eclatante? Come difensore, non posso che rispondere nulla. Mi rifaccio per questo anche a ciò che il Tribunale del riesame di Milano ha scritto, escludendo l’esistenza di atti illeciti e di corrispettivi tra le parti altrettanto illeciti».
E prosegue: «Dal nostro punto di vista, la bufera è stata costruita senza una base. Il pubblico ministero la pensa diversamente, legittimamente per carità, e per questo ha chiesto ed ottenuto il rinvio a giudizio del mio cliente. Tra poche settimane si aprirà quindi il procedimento in aula, davanti ad un giudice che speriamo sia imparziale e che dovrà valutare sia gli elementi sottoposti alla sua attenzione dall’accusa, sia quelli che invece verranno argomentati dalla difesa. Ed i nostri elementi, come difesa, sono stati già suffragati dal Tribunale del riesame di Milano».
E conclude: «Lugarà è una persona che si è sempre difesa in modo arcigno, comunque nel rispetto dei ruoli ed anche del pubblico ministero che lo ha accusato. Intanto, registriamo che si è diradato senza tema di smentite il fumo della mafia attorno all’intera indagine. Questo profilo ha avuto una connotazione solamente mediatica, ma non ha mai poggiato su elementi davvero concreti, tanto è vero che a noi non sono mai state avanzate contestazioni».