Scola in visita ai detenuti di Monza: «Da voi ho sempre qualcosa da imparare»

L’arcivescovo nel penitenziario di via Sanquirico ha celebrato la messa nella cappella appena ristrutturata e incontrato un centinaio di detenuti. «È una grande gioia per noi averla qui» ha spiegato Alessandro a nome di tutti gli altri.
La visita natalizia del cardinale Scola nella casa circondariale di Monza
La visita natalizia del cardinale Scola nella casa circondariale di Monza Fabrizio Radaelli

«Non subite la pena ma vivetela perché la grazia del cambiamento possa portarvi la possibilità di uscire di qui rinnovati». Con queste parole l’arcivescovo di Milano, Angelo Scola, ha salutato mercoledì 23 dicembre i detenuti che lo hanno accolto nella cappella della casa circondariale di via Sanquirico. Una visita attesa, un momento di incontro in occasione del Natale, a pochi giorni dall’inizio del giubileo della misericordia, una sorta di inaugurazione ufficiale della nuova cappella, riaperta dopo i lavori di ristrutturazione.

Scola ha varcato le mura del carcere cittadino per la prima volta da quando è cardinale di Milano, accompagnato dalla direttrice dell’istituto, Maria Pitaniello, dalle autorità civili e religiose, il sindaco Roberto Scanagatti, il vicepresidente della provincia, Roberto Invernizzi e poi il prefetto, Giovanna Vilasi, il vicario episcopale monsignor Patrizio Garascia, l’arciprete, monsignor Silvano Provasi, i cappellani del carcere, don Augusto Panzeri e don Daniele Turconi.

E poi loro, un centinaio di detenuti che hanno condiviso con l’arcivescovo la mattinata. «È una grande gioia per noi averla qui – ha spiegato Alessandro a nome di tutti gli altri detenuti presenti – e questa sua visita renderà il Natale 2015 indimenticabile, impreziosendo il nostro avvento. Chiediamo la sua preghiera perché possiamo anche noi, anche qui dietro le sbarre, accogliere la misericordia che sarà concessa a chiunque la cerchi, durante quest’anno giubilare». Le porte di ogni cella, secondo le parole di papa Francesco, potranno infatti essere vissute come porte sante, come occasione di conversione per l’ottenimento dell’indulgenza.

«Quello che mi ha sempre colpito tutte le volte che ho potuto incontrare i detenuti – ha aggiunto Scola – è stata la franchezza con cui è possibile dialogare con voi circa le colpe e le responsabilità che sono di ogni uomo, anche le mie. Ho sempre avuto modo di imparare qualcosa ogni volta che mi sono fermato a dialogare con voi. E di questo sono grato».

E a poche ore dal Natale l’arcivescovo ha voluto consegnare un proprio dono al carcere di Monza: un fondo da destinare all’acquisto di libri.