Ragazzino ferito a Lissone, la politica si divide: «Città preda di microcriminalità e bullismo»

Indagini in corso sul ragazzino rimasto ferito venerdì 23 aprile a Lissone. Proprio la politica cittadina si divide sulla sicurezza, o meno, del territorio. Per il centrodestra sono in aumento gli episodi di «microcriminalità e bullismo».
Sulla vicenda stanno indagando i carabinieri
Sulla vicenda stanno indagando i carabinieri

Intervento di carabinieri e soccorritori in via San Martino, a Lissone, nel tardo pomeriggio di venerdì 23 aprile: un dodicenne è stato soccorso per una ferita alla gamba che si è procurato, secondo una prima ricostruzione delle forze dell’ordine, scavalcando senza autorizzazione una cancellata. Sull’episodio stanno comunque indagando i carabinieri di Desio. Il fatto di cronaca pone ancora di più sotto i riflettori il tema sicurezza, finito al centro di un’animata discussione politica in consiglio comunale 24 ore prima. In quella sede le minoranze hanno a turno evidenziato episodi e situazioni segnalate da tempo che a loro dire stanno generando preoccupazione in molti cittadini. «A Lissone non c’è percezione di sicurezza»: è la dichiarazione del consigliere comunale Daniele Fossati (Forza Italia), fra le più forti affiorate durante il consiglio. «Se chiediamo a chiunque, a Lissone non c’è percezione di sicurezza. Lissone viene considerata dai più una città poco sicura perché si sta sviluppando una situazione di microcriminalità, bullismo, mancanza di rispetto delle cosa pubblica, che è veramente grave – ha affermato Daniele Fossati -. È vero, non viene ammazzato nessuno, ma chiaramente se succedono dei fatti come quelli che ogni settimana vengono denunciati anche sui giornali o sui social in pieno centro, in pieno giorno, con bande di ragazzini che fermano loro coetanei e portano via il cellulare o perseguitano gli anziani, la situazione non può esser considerata come sicura».

Per la maggioranza, Giovanni Angioletti (Lissone Bene Comune), confermando che «le situazioni critiche in città ci sono», ha tacciato le minoranze di «una la visione miope o faziosa perché tutte le colpe sembra debbano ricadere solo sull’amministrazione senza tenere presente il fattore sociale globale che sta mutando in maniera negativa soprattutto fra i giovani».