Dovrebbe avere scampato il pericolo il falco pecchiaiolo ritrovato in strada a Monza a metà maggio: l’esemplare è in via di guarigione e dall’oasi di Vanzago arrivano buone notizie dopo i timori iniziali.
Il falco era stato trasportato al canile di via San Damiano e da lì trasferito al Centro Recupero Animali Selvatici (CRAS) di Vanzago, gestito dal Wwf.
Dopo le visite è emerso che fortunatamente non aveva riportato fratture o ferite rilevanti, ma una forte botta e un occhio livido. È stato sottoposto a una terapia specifica e non appena possibile sarà liberato in natura.
“Ad ali spiegate, il falco pecchiaiolo può misurare fino a 130 cm per una lunghezza di poco superiore al mezzo metro, numeri che ne fanno un rapace di medie dimensioni – fa sapere l’Enpa di Monza e Brianza – Il falco pecchiaiolo trascorre l’inverno a sud del Sahara e arriva in Europa a primavera per nidificare, passando soprattutto dallo stretto di Gibilterra, dalla Sicilia, dallo Stretto di Messina e dalla Turchia. In questo periodo è presente anche nella fascia alpina e prealpina e nord appenninica, anche se nidifica soprattutto nell’Italia peninsulare. La concentrazione di migliaia di esemplari sullo Stretto di Messina, durante la migrazione primaverile, ha determinato in passato il nascere di una forma di caccia tradizionale al falco pecchiaiolo. E ancora oggi il falco pecchiaiolo è vittima di una continua attività di bracconaggio, nonostante questo tipo di caccia sia fuori legge ormai da oltre 40 anni”.
Tutta una scuola invece si è mobilitata per una giovane cornacchia caduta dal nido. È successo all’elementare Buonarroti di via Piero della Francesca e la storia è stata raccontata dalla volontaria dell’Enpa chiamata venerdì 18 maggio da una maestra di seconda elementare. In cortile con la classe, aveva notato l’uccello claudicante e incapace di volare. Era un esemplare giovane caduto dal nido e infatti dai rami di un albero si sentiva il gracchiare dei genitori che abitualmente seguono i giovani e li aiutano a nutrirsi finché non sono in grado di essere autonomi (per questo è importante “non raccogliere finti orfani senza un reale motivo di bisogno”, avverte l’Enpa). Esclusi traumi o problemi gravi, tutta la scuola si è organizzata per non utilizzare quel cortile in quella giornata e per lasciare tranquilla la cornacchia e darle modo di riunirsi ai genitori. Così è successo: dopo il fine settimana l’esemplare è stato avvistato nel suo nido.
“ENPA vuole ringraziare tutto il personale della Scuola Primaria Buonarroti per la sensibilità dimostrata in questa occasione e per aver dato il buon esempio ai bambini, nella speranza che possa essere di ispirazione per altre scuole nei cui cortili spesso amano nidificare le cornacchie, e non solo”, commenta l’ente.