Ha tentato di togliersi la vita nella sua cella del carcere di Monza, impiccandosi, ma è stato salvato dagli agenti della polizia penitenziaria. È successo nei giorni scorsi nella casa circondariale di via Sanquirico e ne dà nota un comunicato del Sappe, il Sindacato autonomo della polizia penitenziaria. «Il gesto non è stato consumato per il tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari. Soltanto grazie all’intervento provvidenziale degli agenti di sezione si è evitato che l’estremo gesto avesse conseguenze» ha detto Nico Tozzi, vicesegretario regionale per la Lombardia del Sappe. «L’uomo è piantonato in ospedale: questo è l’ennesimo evento critico che si verifica nel carcere brianzolo: l’ultimo circa venti giorni fa, una rissa tra albanesi e arabi, quest’ultimi feriti con prognosi di venti e trenta giorni».
Per il sindacato l’ennesimo sintomo che «la situazione nelle carceri resta allarmante. Ogni 9 giorni un detenuto si uccide in cella mentre ogni 24 ore ci sono in media 23 atti di autolesionismo e 3 suicidi in cella sventati dalle donne e dagli uomini del corpo di polizia penitenziaria. Aggressioni risse, rivolte e incendi sono all’ordine del giorno e i dati sulle presenze in carcere ci dicono che il numero delle presenze di detenuti in carcere è in sensibile aumento. Ed il corpo di polizia penitenziaria, che sta a contatto con i detenuti 24 ore al giorno, ha carenze di organico pari ad oltre 7.000 agenti».
Per il Sappe i problemi sono anche da ricondurre alla “vigilanza dinamica” e al “regime penitenziario aperto”. «Se è vero che il 95% dei detenuti sta fuori dalle celle tra le 8 e le 10 ore al giorno, è altrettanto vero che non tutti sono impegnati in attività lavorative e che anzi trascorrono il giorno a non far nulla».