Monza, all’ospedale San Gerardo un nuovo test contro la leucemia

Da circa un mese l’ospedale San Gerardo di Monza ha un nuovo test per combattere la leucemia, frutto della collaborazione con l’Università Bicocca e finanziato da Luce&Vita. Prezioso nel percorso di cura e nell’impostazione delle terapie.
Ospedale di Monza: Carlo Gambacorti Passerini, direttore dell’Unità di Ematologia del San Gerardo e professore di Ematologia all’Università di Milano-Bicocca
Ospedale di Monza: Carlo Gambacorti Passerini, direttore dell’Unità di Ematologia del San Gerardo e professore di Ematologia all’Università di Milano-Bicocca

Da circa un mese l’ospedale San Gerardo di Monza ha un’arma in più per combattere la leucemia: è un test in grado di individuare alterazioni geniche non identificabili con le normali metodiche. È il frutto della collaborazione dell’ospedale con l’Università degli Studi di Milano Bicocca ed è finanziato grazie all’aiuto della Associazione Luce & Vita, che da anni sostiene i progetti dell’Ematologia del San Gerardo. Un alleato importante nel percorso di cura della malattia e nell’impostazione delle terapie.

«Con questo esame – spiega il professor Carlo Gambacorti Passerini, direttore dell’Unità di Ematologia del San Gerardo e professore di Ematologia all’Università di Milano-Bicocca – possiamo individuare mutazioni in ognuno di 101 geni che abbiamo selezionato come frequentemente mutati in questo tipo di leucemie. Inoltre questo test viene completato con una seconda analisi che individua fusioni tra parti di geni diversi nelle cellule leucemiche».

Due i vantaggi dall’uso di questa metodica di Next Generation Sequencing (NGS): «Il primo è la capacità di identificare mutazioni in geni che possono essere trattate con farmaci specifici, più attivi e meno tossici della chemioterapia. Il secondo permette, sempre utilizzando i risultati ottenuti dai due test, di poter monitorare la quantità di cellule leucemiche rimaste dopo la terapia, con una sensibilità di 1 cellula su 10.000, mentre le metodiche attuali si fermano al 5%, quindi aumentando la sensibilità di 5000 volte».

Il test porta il vantaggio che decisioni terapeutiche quali cambiare farmaci, interrompere una terapia o al contrario aumentarne dosi e procedere al trapianto di midollo, possono essere anticipate anche di mesi, con indubbi vantaggi per il paziente, evitando terapie tossiche quando queste non sono necessarie, e parimenti decidendo in anticipo quando incrementarne invece l’aggressività delle terapie, utilizzandole nel momento ottimale per massimizzarne gli effetti.

«Grazie alla ricerca e alla collaborazione tra l’Università Milano-Bicocca e l’ASST di Monza – sottolinea il direttore generale Matteo Stocco – diamo una ulteriore dimostrazione di attenzione nei confronti di pazienti affetti da patologie importanti come la leucemia mieloide acuta, consentendoci di essere tra le eccellenze non solo regionali ma anche nazionali».