«Sono il tenente Colombo, della squadra omicidi di Los Angeles». L’esordio in ogni puntata è inconfondibile: con il suo impermeabile, i capelli in disordine, il mozzicone di sigaro in mano, la profondità della voce. Già, soprattutto la voce che, nella versione italiana e fino al 1991, è quella di un tacconese, ovvero della Taccona di Muggiò.
È una di quelle storie che si sono inspiegabilmente perse nella memoria collettiva, quella di Giampiero Albertini, uno dei più famosi attori e doppiatori italiani, celebre oltre che per una filmografia di primissimo piano, specialmente perché ha prestato la sua voce all’indimenticabile investigatore americano, interpretato da Peter Falk. Eppure il suo cognome non è tra quelli delle famiglie storiche della frazione, né di lui si è mai sentito raccontare dai vecchi del quartiere.
È stato un appassionato come Pierangelo Arosio, uno dei custodi della storia locale, curatore di un profilo storico cittadino su Facebook e amante dei piccoli ricordi quotidiani , a rispolverare il suo nome, attraverso un episodio di una serie Rai dal titolo “Gli incontentabili”, di cui Albertini era protagonista. E la storia di Giampiero Albertini non poteva che iniziare proprio là dove pulsa il cuore della Taccona vecchia, quasi antica, in quel Palazzo dei Conti Taccona intorno al quale la frazione è cresciuta, e che per i tacconesi è semplicemente il “Palazzone”, un luogo ricco di storie e leggende, sotto il quale – si vocifera – esiste o è esistito un tunnel sotterraneo collegato al Castello di Monza: Giampiero Albertini nasce proprio qui, a Palazzo Taccona, nel dicembre 1927. Il suo cognome, Albertini, oggi ai tacconesi non dice nulla; quello di suo padre almeno, perché quello della mamma invece è illuminante: già, perché la madre era una Pessina, la famiglia che all’epoca era proprietaria del Palazzone. E di Pessina a Taccona ce n’è ancora tanti. Ma anche alle generazioni più giovani della famiglia,Ç per ricordarlo bisogna parlare della “voce del tenente Colombo”: «Quando capitava in televisione qualche puntata, ci dicevano sempre che si trattava di un cugino del nonno…».
Nient’altro. Eppure Albertini ha mosso i primi passi di attore nella leggendaria “Baracca”, la prima sala polifunzionale dell’Oratorio Regina Immacolata di Taccona, prima di trasferirsi a Roma e di una fulgida carriera di attore anche protagonista in film e serie TV, storico doppiatore di Peter Falk in “Colombo”. Artista dai lineamenti duri ed espressivi, dalla voce profonda, ha lavorato con registi come Mario Monicelli, Dino Risi, Luigi Comencini, Gillo Pontecorvo e tanti altri ancora, tra commedie, western e polizieschi, e con attori come Nino Manfredi. Albertini muore nel 1991 in seguito ad un arresto cardiaco, solo, nella sua residenza di Roma, in via San Lino Papa, lasciando tre figli, senza poter rinviare oltre il proprio congedo come, invece, faceva sempre il suo tenente Colombo: «Ah… un’altra cosa…».