Ispezione a sorpresa della Polizia penitenziaria, trovata droga nel carcere di Monza

Fruttuosa perquisizione in carcere, venerdì, a Monza. Gli uomini della Polizia penitenziaria hanno esaminato e perquisito ogni anfratto della Casa circondariale di via Sanquirico. In una cella è stato ritrovato un «congruo quantitativo» di cocaina.
L’interno del carcere di Monza
L’interno del carcere di Monza

Fruttuosa perquisizione in carcere, venerdì, a Monza. Gli uomini della Polizia penitenziaria hanno esaminato e perquisito ogni anfratto della Casa circondariale di Via Sanuirico. A darne notizia il Sindacato autonomo Polizia penitenziaria Sappe: «I poliziotti penitenziari del carcere hanno condotto una perquisizione interna finalizzata a prevenire l’eventuale possesso di oggetti non consentiti in cella – spiega Nico Tozzi, vice segretario regionale Sappe della Lombardia -: una volta raggiunta la sezione dove sono in atto la vigilanza dinamica e il regime penitenziario aperto, cioè con controlli occasionali, in una cella occupata da due ristretti (uno italiano, l’altro sudamericano) è stato trovato un congruo quantitativo di sostanza stupefacente, presumibilmente cocaina, occultato sotto il letto. Entrambi i reclusi sono stati spostati nella sezione isolamento del carcere brianzolo. Ancora una volta si deve ringraziare l’operato della Polizia penitenziaria che con grande professionalità ha ritrovato lo stupefacente».

«Il rinvenimento di droga in una cella del carcere di Monza, nella sezione a vigilanza dinamica – aggiunge da Roma, il segretario generale del Sappe Donato Capece – conferma che tenere i detenuti a non far nulla, anche nei momenti previsti di socialità, può essere grave e pericoloso. Deve fare seriamente riflettere anche sulle pericolose condizioni di lavoro dei poliziotti penitenziari, che ogni giorno di più rischiano la propria vita nelle incendiarie celle delle carceri italiane. Le carceri sono più sicure assumendo gli agenti di Polizia penitenziaria che mancano, finanziando gli interventi per far funzionare i sistemi antiscavalcamento, potenziando i livelli di sicurezza delle carceri, espellendo i detenuti stranieri. Altro che la vigilanza dinamica, che vorrebbe meno ore i detenuti in cella senza però fare alcunché. Al superamento del concetto dello spazio di perimetrazione della cella e alla maggiore apertura per i detenuti deve associarsi la necessità che questi svolgano attività lavorativa e che il personale di Polizia Penitenziaria sia esentato da responsabilità derivanti da un servizio svolto in modo dinamico, che vuol dire porre in capo a un solo poliziotto quello che oggi fanno quattro o più agenti, a tutto discapito della sicurezza. Le idee e i progetti dell’Amministrazione Penitenziaria, in questa direzione, si confermano ogni giorno di più fallimentari e sbagliati così come ribadiamo che per il Sappe è fondamentale espellere i detenuti stranieri facendo scontare loro la pena in carceri dei Paesi di origine».

Capece ricorda infine come «le carceri sono più sicure assumendo gli agenti di Polizia penitenziaria che mancano e finanziando gli interventi necessari. La Polizia penitenziaria continua a ‘tenere botta’, nonostante le quotidiane aggressioni. I problemi del carcere sono reali, come reale è il dato che gli eventi critici nei penitenziari sono in aumento da quando vi sono vigilanza dinamica e regime aperto per i detenuti. La stessa in atto nella sezione di Monza dove è stata la droga in cella. Eppure, nonostante la Polizia penitenziaria sia carente di 8mila agenti in organico la legge di stabilità ha bocciato un emendamento che avrebbe permesso l’assunzione di almeno 800 nuovi agenti, a partire dall’assunzione degli idonei non vincitori dei precedenti concorsi, già pronti a frequentare i corsi di formazione».