Alla vigilia della chiusura della seconda tranche dell’inchiesta “Smile” sul malaffare nella sanità lombarda, a partire dagli appalti dell’azienda ospedaliera di Vimercate, il tribunale di Bergamo ha decretato il fallimento della Implanta Lab, l’azienda nata come “laboratorio odontotecnico”, poi diventata di fatto la holding al vertice del gruppo di Paola Canegrati, l’imprenditrice monzese al centro dell’inchiesta, arrestata nel 2016 con l’accusa di corruzione e altri reati dalla procura brianzola.
Uno sviluppo, quello che arriva dal tribunale orobico, nel cui territorio ha sede la società con circa 600 dipendenti sparsi tra le province di Milano, Bergamo e Monza, che nasce da un”buco” di circa 18 milioni di euro nei conti. Un passivo accertato al 30 aprile, si dice nella sentenza della seconda sezione, come verificato una consulenza tecnica disposta d’ufficio. «La società – scrivono i giudici nella motivazione – non ha negato l’esistenza di un’elevata esposizione debitoria, ma ha attribuito la causa della crisi alle note vicende penali che hanno coinvolto nel 2016 il socio di maggioranza (la Canegrati, appunto, travolta dall’inchiesta Smile, ndr). La società ha contestato di versare in stato di insolvenza, bensì di crisi reversibile e superabile attraverso le previsione della nuova gestione» specificando «la netta cesura con l’amministrazione precedente» e la sua sostituzione con «un primario fondo d’investimentoeuropeo come socio di controllo per sostenere l’attività sociale e che ha effettuato importanti aumenti di capitale dal febbraio 2016 al fine di salvaguardare il proprio investimento, i posti di lavoro e l’avviamento del gruppo». Inoltre la società ha assicurato di avere «elaborato un piano industriale pluriennale 2017/2022 che consente la continuità aziendale».
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Ma per i giudici non basta, perché le controllate hanno perso la gran parte degli appalti e non producono più utili.
Sembra giunta a conclusione, inoltre, la seconda fase dell’indagine Smile, per la quale Paola Canegrati è già a processo (per lei era stato disposto il rito immediato in quanto colpita da misura cautelare). Un filone che vede coinvolti i personaggi indagati a piede libero, tra cui l’ex direttore generale ed ex direttore amministrativo dell’Azienda ospedaliera di Desio e Vimercate Pietro Caltagirone e Isabella Galluzzo, e ancora una volta Paola Canegrati, accusata in relazione al capitolo “spese pazze” (una serie di acquisti milionari utilizzando i soldi delle società) e a una serie di presunte truffe ai danni dello Stato per aver gonfiato i rimborsi dovuti per prestazioni odontoiatriche.