È partito l’iter per trasformare il San Gerardo e la Fondazione Monza e Brianza per il bambino e la sua mamma in un Irccs, Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico. Fiori all’occhiello della sanità nazionale, gli Irccs sono enti ospedalieri che unificano, all’interno della propria struttura, sia attività diagnostico-terapeutiche sia attività di ricerca di elevatissimo livello. Tutto è partito pensando alla Fondazione Monza e Brianza per il bambino e la sua mamma. Poi, sul tavolo tecnico, è successo altro. «Il riconoscimento per noi era la naturale prosecuzione della Fondazione Monza e Brianza a dieci anni dalla nascita» dice il direttore generale di Mbbm, Fabio Binelli.
La novità è che il riconoscimento non riguarderà solo i reparti materno-infantili che gestisce oggi la fondazione all’interno dell’ospedale San Gerardo, ma anche altri reparti d’eccellenza dell’ospedale monzese.
Nella bozza, presentata all’assessore Gallera e pronta per essere inviata al Ministero della Salute, ci sono l’oncologia medica, la maxillo facciale, la ginecologia per la parte oncologica, l’ematologia adulti, la ricerca e la cura delle malattie genetiche rare. Della fondazione Mbbm rientrerebbero nell’Irccs quasi tutti gli attuali reparti: l’oncoematologia pediatrica in primis, la neonatologia per la parte relativa ai prematuri e alle patologie alla nascita, l’ostetricia per le gravidanze patologiche, l’ambulatorio delle malattie metaboliche rare.
Si tratta di reparti già fortemente impegnati nel campo della ricerca e della medicina di precisione. Da quanto si apprende continueranno ad esistere i reparti di pediatria, ginecologia, neonatologia, ostetricia all’interno del San Gerardo e al di fuori dell’Irccs per la gestione dell’attività di routine. «Escludo qualunque possibilità che vengano meno prestazioni al cittadino – commenta Binelli – noi di fatto facciamo già ricerca avanzata che in questo momento non ci viene riconosciuta. Con il riconoscimento ad Irccs avremmo dei fondi che potremmo liberare per intensificare l’attività dei reparti e le cure di carattere ordinario».
L’attività di ricerca sarà portata avanti nei reparti Irccs che per questo riceveranno i fondi stanziati a livello nazionale oltre a finanziamenti regionali, ma Fondazione Mbbm non sparirà. «Potrà continuare a fare ricerca -prosegue Binelli- utilizzando altri canali di finanziamento e donazioni come già avviene. E resterà come ente pubblico e privato all’interno di un ente pubblico».
Già nel 2015, peraltro, all’inaugurazione del centro di via Cadore era stato l’allora presidente di regione Lombardia Roberto Maroni a fare la promessa: «Un riconoscimento istituzionale doveroso – aveva detto – per un’eccellenza che è lombarda, italiana e internazionale, un centro pubblico, realizzato da privati senza clamore, senza chiedere finanziamenti a pioggia, un’impresa che viene dal cuore». Allora era soltanto la fondazione: oggi la prospettiva è molto più ampia.