I buchi nelle casse di condominio da Monza a Arcore: i casi in Brianza

Amministratori di condominio sotto i riflettori in Brianza. I casi più eclatanti di debiti e inadempienze sono a Arcore e Brugherio, a Monza ha preso il via un processo per appropriazione indebita.
Monza, il condominio via Goldoni 25
Monza, il condominio via Goldoni 25 Fabrizio Radaelli

Amministratori di condominio sotto i riflettori in Brianza. I casi più eclatanti di debiti e inadempienze sono a Arcore e Brugherio, mentre a Monza ha preso il via un processo per appropriazione indebita. Risale al mese di giugno 2016 la condanna di Loris Canini, protagonista di uno dei casi celebri degli ultimi anni.


LEGGI Fuggì con la cassa di 21 condomìni di Monza e Brianza: Loris Canini condannato

A Brugherio ci è voluto il Cinema San Giuseppe per accogliere la scorsa settimana i condomini dei palazzi gestiti fino a qualche anno fa da uno studio che nel frattempo ha vissuto la morte del titolare. Martedì sera il nuovo amministratore condominiale, che ha rilevato quasi tutti clienti del predecessore e che ha lo studio a Cologno, ha convocato centinaia di persone per discutere l’ultima tappa di un intricato percorso giudiziario.

Quando Enrico Benini è morto, qualche anno fa, era emerso un vero e proprio caso: l’amministratore aveva continuato a incamerare su un conto unico e personale i fondi destinati ai numerosi condomini che gestiva. La pratica è vietata dalla legge da qualche tempo, ma lui sembra non si fosse aggiornato nel frattempo. Un unico conto corrente personale, e non sedici come il numero delle palazzine da amministrare, su cui, alla morte del titolare, i familiari hanno diritti ereditari da vantare.

Questo fattore ha reso ancora più complicato fare luce sugli ammanchi che diversi condomini avevano iniziato a lamentare. Si parlava di spese pagate dai residenti all’amministratore, ma poi mai versate ai fornitori.

Un vero caos che ha coinvolto in questi anni oltre cento famiglie, per centinaia di persone. Gli ammanchi sembra sfiorassero i 100mila euro, ma su questo punto sono stati i rispettivi legali a cercare di far chiarezza.

All’assemblea straordinaria erano convocati i residenti di ben 16 condomini. In sala ci saranno state 150 persone. I giornalisti presenti sono stati invitati a uscire, ma nelle prime battute del suo intervento l’avvocato ha parlato di un possibile accordo con gli eredi. Pare che la cifra di cui si parla si aggiri intorno ai 30mila euro. I condomini si dovrebbero accontentare, rinunciando a recuperare tutte le cifre sborsate di fatto due volte.

Un buco da centinaia di migliaia di euro è invece quello lasciato nei conti di alcuni palazzi di Arcore e dintorni da Paola Carissoni, arcorese di 51 anni con lo studio in via Cavour. I conti sono ancora in corso, la materia è estremamente complessa perché coinvolge diversi condomini e numerosi conti bancari.

Di certo nei guai sono finiti i residenti del 96 e 98 di via Parini ad Arcore che hanno già provveduto a presentare un esposto alla Procura della repubblica di Monza. Si parla di utenze non pagate e in diversi casi di gestori che ricorrono alle misure estreme, come lasciare al freddo i condomini piombando i contatori.

Il caso è esploso proprio in seguito alle denunce dei residenti di via Parini, ma a lamentare una gestione di dubbia trasparenza sono stati anche altri arcoresi.

Uno dei condomini gestiti fino al mese scorso dalla Carissoni è in via Calabria 29: «Grazie al cielo abbiamo una coppia di vicini che ha insistito fino allo sfinimento per cambiare amministratore – ha spiegato un condomino – si sono messi a spulciare i conti e hanno ripetuto che le cose non quadravano. In effetti quando l’amministratrice ci presentava i conti si notavano buchi di bilancio nonostante noi avessimo pagato e poi si notavano ingressi di liquidi che coprivano i buchi ma che arrivavano da chissà dove. Sui fogli che ci venivano presentati venivano oscurati con il pennarello nero i conti di partenza».

Sembra proprio che il sistema che ha generato gli ammanchi possa essere stato questo: uno spostamento continuo e leggero di fondi tra i conti di differenti condomini per coprire gli ammanchi di volta in volta. Le indagini tuttavia sono in corso e i dettagli sono ancora tutti da chiarire.

Tra i casi più gravi c’è quello di via Gilera 8 che con la Carissoni sta trattando per un ammanco di 120mila euro. Il caso dura da diversi anni. Un altro condominio che ha avuto problemi con l’amministratrice arcorese è a Lesmo in via Manzoni 19. Anche in questo caso i buchi sono emersi quando le utenze sono state staccate, ma pare che qui si sia trattato di piccole cifre.

Situazioni simili si sono verificate negli ultimi anni anche in via Quasimodo 7 e in via Monviso 17 con residenti costretti a pagare due volte le bollette per veder riattivato il servizio.

In tutti i casi i condomini hanno provveduto o stanno provvedendo a rimpiazzare. Da ambienti vicini alla donna sembra che dietro il caos ci sia più una concatenazione di leggerezze e incapacità gestionali che un preciso piano criminale. Comunque sia, oggi la professionista potrebbe essere chiamata a rispondere di appropriazione indebita e truffa.

Paola Carissoni intanto resta al suo posto. Chiamando il numero telefonico dello studio di via Cavour risponde alla cornetta dopo qualche squillo. Alla richiesta di una dichiarazione che chiarisca le sue ragioni dice: «Considerata la situazione, mi sto facendo assistere da un legale, credo sia meglio contattare l’avvocato prima di parlare eventualmente con la stampa».

Richiamando poco dopo e spiegando di essere stata sconsigliata. Nessuna dichiarazione dunque in attesa che il clamore si plachi e il caso si chiarisca.

Dell’accusa di appropriazione indebita deve rispondere l’amministratrice di condominio “infedele” che avrebbe prosciugato i conti di un paio di palazzine di Monza, intascando decine di migliaia di euro: si parla di oltre 100.000 euro per il primo condominio e di una cifra non molto distante per la seconda palazzina, ma le stime, comunque esorbitanti, saranno chiarite durante il processo partito in tribunale a Monza in via preliminare negli ultimi giorni.

La vicenda risale al periodo compreso tra il 2010 e il 2012. I due condomini monzesi, presunte vittime della clamorosa appropriazione indebita della quale è accusata Maria Grazia Milena Cottica, classe 1954 residente a Milano, sono in via Goldoni 25 e in via Valosa di Sopra 23/A.

Tra le parti lese figurano anche gli amministratori di condominio pro tempore, residenti rispettivamente ad Arcore e a Lissone. Per quanto riguarda il condominio di viqa Goldoni l’imputata si sarebbe appropriata sia della documentazione contabile dal novembre 2011 al febbraio 2012, sia delle somme incamerate dai condomini per il pagamento delle spese di gestione pari a 107.351,11 euro: beni dei quali l’imputata aveva il possesso in qualità di amministratrice di condominio.

Il vorticoso giro ha coinvolto anche l’altro condominio amministrato dall’imputata. Una situazione venuta a galla il 6 giugno del 2012 quando la società Agam di Monza chiuse i contatori del gas. Il giorno successivo l’amministratore pro tempore di Lissone si presentò negli uffici della società del gas e si vide consegnare un estratto da 94.310 euro da pagare per fatture relative a forniture di gas mai saldate.

Secondo la ricostruzione che l’amministratore fece al tempo dei fatti, risultava che gran parte di quelle fatture in realtà erano state già pagate dai condomini all’imputata. L’8 giugno del 2012 l’ex amministratrice avrebbe sottoscritto una dichiarazione in favore del condominio nella quale si sarebbe impegnata a rientrare del debito versando il 18 di ogni mese 5.000 euro fino all’estinzione del debito.

Un impegno che tuttavia l’imputata non avrebbe mantenuto già nel mese di agosto. Durante il passaggio di consegne il nuovo amministratore aveva compiuto una serie di accertamenti che avrebbero messo in luce altre anomalie, anche se precedenti al periodo preso in esame dal procedimento in corso in tribunale a Monza. Il nuovo amministratore aveva anche compilato il resoconto della fatture non saldate, sporgendo denuncia ai carabinieri. La difesa ha provato a chiedere un patteggiamento, ma l’accordo con la Procura non c’è stato.
(a cura di Valeria Pinoia e Pino Vaccaro)