Saranno un banco di prova per tutti: per il centrosinistra che dovrà dimostrare di riuscire a non cedere posizioni a livello locale, per il centrodestra che dovrà cercare di riconquistare qualche città e per il Movimento 5 Stelle che proverà a sparigliare le carte e ad approfittare delle debolezze degli avversari. Le amministrative di primavera a Monza e in Brianza saranno un test importante per tutti gli schieramenti che, per forza di cose, nei prossimi mesi manterranno un occhio fisso a quello che accadrà a Roma.
In Brianza si voterà in otto comuni: a Monza, Carnate, Cesano Maderno, Lentate sul Seveso, Lesmo, Lissone, Meda e Sulbiate così come a Senago, una delle località di confine con la Città metropolitana. La tornata sarà significativa anche dal punto di vista dei numeri: nella provincia coinvolgerà quasi un terzo degli elettori, ovvero oltre 200.000 persone su poco più di 663.000 aventi diritto, mentre saranno oltre 16.000 i senaghesi chiamati alle urne.
Il Pd e i suoi alleati, potranno solo perdere terreno rispetto a quello conquistato cinque anni fa: nel 2012, complici i contrasti tra Forza Italia e Lega, il centrosinistra che fino ad allora amministrava solo Sulbiate ha strappato al Carroccio i feudi di Lissone, Lesmo e Meda, al centrodestra Carnate e Lentate e ha riconquistato Monza e Cesano. Solamente a Sulbiate ha prevalso una lista civica senza alcun riferimento esplicito ai partiti. Quella, però, era l’epoca in cui molte delle giunte verde-azzurro elette nel 2009 crollavano una dopo l’altra a causa dei dissapori interni, come accaduto a Cesano Maderno. Era anche l’epoca in cui, dopo il tracollo di tre anni prima, il Pd cominciava a incassare i frutti portati dal cambio di vento a livello nazionale. Era, inoltre, il tempo in cui il Movimento 5 Stelle era ancora guardato con curiosità e non aveva incassato risultati importanti.
Da allora la situazione è notevolmente mutata: la scorsa primavera i pentastellati hanno dimostrato di poter vincere anche in Brianza, come è accaduto a Vimercate. Per loro, che potrebbero scontare i passi falsi compiuti da Virginia Raggi a Roma, sarà però ostico ripetere l’impresa. Il Pd difficilmente potrà replicare il filotto di cinque anni fa anche perché il ricomposto, almeno per ora, matrimonio tra Carroccio e azzurri potrebbe consentire ai padani di riprendersi qualche municipio a partire dalla roccaforte di Lesmo.
Sui democratici potrebbero pesare negativamente i malumori suscitati tra gli elettori da Matteo Renzi nell’ultima fase del suo governo e le divisioni tra le diverse anime del partito provocate dalla campagna per il referendum costituzionale.
Eppure, assicurano i vertici della formazione, a livello locale tutti lavoreranno per gli aspiranti sindaci. Nel centrodestra nulla è scontato e nessuno ha ufficializzato l’alleanza tradizionale: i padani lo sanno bene, basta un cenno di Matteo Salvini, sicuro di guidare la prima forza della coalizione, per rompere il fidanzamento proprio come avvenuto cinque anni fa per ordine di Roberto Maroni. Molto dipenderà da come si evolverà la situazione nazionale: il voto, infatti, potrebbe essere influenzato da un eventuale accorpamento con le elezioni per il Parlamento.
E intanto tutti scorrono i risultati delle amministrative della scorsa primavera per cercare di capire se il clima potrebbe mutare nuovamente: la Lega non ha faticato a mantenere Biassono, il centrodestra grazie a Forza Italia tutt’altro che in disarmo ha confermato Varedo e si è ripreso Limbiate, il centrosinistra si è dimostrato nuovamente vincente ad Arcore, Desio, Vedano e Verano ma ha dovuto ingoiare la disfatta di Vimercate.