Desio, il pm chiede tre anni per la “spia” di Massimo Ponzoni

Secondo la procura l’ex brigadiere dell’arma avrebbe fatto soffiate all’ex assessore regionale Massimo Ponzoni e a Paolo Vivacqua, il rottamaio milionario ammazzato a novembre 2011 nel suo ufficio di Desio.
Sossio Moccia testimone al processo Ponzoni
Sossio Moccia testimone al processo Ponzoni Fabrizio Radaelli

Tre anni di reclusione è la pena chiesta dal pubblico ministero di Monza Walter Mapelli, nei confronti dell’ex brigadiere dei carabinieri Sossio Moccia, che ha prestato servizio nelle caserme di Seregno e Desio, e che è accusato di corruzione, rivelazione di segreto d’ufficio, favoreggiamento personale. Secondo l’accusa avrebbe passato informazioni, in cambio di favori, a Massimo Ponzoni, l’ex golden boy della politica brianzola, delle indagini in corso su Rosario Perri, funzionario plenipotenziario del comune di Desio.

Avrebbe fatto favori illeciti e ‘soffiate’ anche a Paolo Vivacqua, il rottamaio milionario ammazzato a novembre 2011 nel suo ufficio di Desio. La figura di Sossio Moccia venne in primo piano nell’estate del 2013. Arrestato a maggio di quell’anno con accuse di corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio è tornato in libertà qualche mese dopo, a luglio. Nel mirino degli inquirenti erano finiti i suoi rapporti pregressi con Massimo Ponzoni, il desiano ex assessore regionale lombardo del Pdl. Il militare, difeso dall’avvocato Roberta Minotti, è stato testimone nella vicenda giudiziaria che vede lo stesso Ponzoni condannato in primo grado a 10 anni e mezzo per concussione, bancarotta e altro insieme ad altri quattro imputati a Monza, e attualmente in attesa della sentenza d’Appello.