Cazoeula, cassoeula, cazzuola, bottaggio: tanti nomi, un solo festival che dura due mesi

Due mesi di festival della cazoeula, uno dei piatti simbolo delle Brianze: da lunedì 17 la decima edizione che coinvolge 42 ristoranti di tre province.
Cassoeula in pentola
Cassoeula in pentola Fabrizio Radaelli

La cazoeula (o cassoeula, com’è d’uso chiamarla nel milanese) è il più tipico dei piatti brianzoli, oggi diffuso, in diverse varianti, in buona parte della Lombardia. Le sue origini si riallacciano alle arcaiche tradizioni culinarie invernali soprattutto delle famiglie contadine della Brianza.

Per due mesi fino al 17 marzo, Super Green Pass per mettere le gambe sotto il tavolo e provare in sala il piatto tipico della Brianza. Con lunedì 17 gennaio, data legata a Sant’Antonio Abate che secondo la tradizione è il santo protettore degli animali domestici, inizia infatti l’edizione numero dieci del Festival della Cazoeula forte dell’adesione di 42 ristoratori che operano in paesi della provincia di Como ma anche nelle province di Monza e Brianza, Lecco e persino Milano. Per questa edizione del Festival che offre l’opportunità di superare questo periodo difficile anche l’asporto sarà una possibilità offerta in questi due mesi a quelle persone che per la pandemia sono costrette a stare a casa. Tra i ristoranti che partecipano al Festival ci sono la Trattoria Da Fabio in via Garibaldi a Verano Brianza e Zest in via Brianza a Lentate sul Seveso.

Per celebrare questa fantastica pietanza (che è la vera regina della cucina brianzola) nel 2013 a Cantù è stato creato il Festival de la Cazoeula e successivamente ampliatosi a comprendere l’intera Brianza. Il festival si propone di preservare e valorizzare la tradizione di questo gustosissimo piatto a base di verze, costine e cotenne, un piatto che per i brianzoli è qualcosa di più di una semplice pietanza, rappresentando un vero e proprio fondamento di riconoscimento identitario locale (non a caso, la cazoeula non si mangia da soli ma in compagnia, innaffiata da una buona barbera o una buona bonarda).

Dal giorno di Sant’Antonio (17 gennaio) e per due interi mesi, gli chef brianzoli si sfidano per aggiudicarsi l’ambito trofeo “Cazoeula D’Oro” attribuito alla miglior cazoeula dell’anno, valutata sulla base dell’insindacabile giudizio della giuria popolare e di quella tecnica, composta da chef dell’Associazione Cuochi della Provincia di Como e da giornalisti di settore.