Carate Nostra bis, il processo Non c’è accordo sulle “mazzette”

“I soldi erano per Sisler”. “No, non è vero, io Sisler nemmeno lo conosco”. Il confronto in aula tra i condannati del processo ‘Carate Nostra’, è andato in scena durante l’udienza celebrata nell’ambito del secondo filone processuale relativo allo scandalo tangenti, pagate per manovrare il Pgt di Carate Brianza.
Monza - Il tribunale. E’ iniziato il processo, seconda trance, di Carate Nostra
Monza – Il tribunale. E’ iniziato il processo, seconda trance, di Carate Nostra

“I soldi erano per Sisler”. “No, non è vero, io Sisler nemmeno lo conosco”. Il confronto in aula tra i condannati del processo ‘Carate Nostra’, è andato in scena durante l’udienza celebrata nell’ambito del secondo filone processuale relativo allo scandalo tangenti, pagate per manovrare il Pgt di Carate Brianza.

In questa tranche, gli imputati sono l’ex consigliere comunale Antonino Brambilla, esperto urbanista, e gli imprenditori Angelo Miceli, Walter Longoni, e Giorgio Giussani per una serie di episodi di presunta corruzione per la modifica di alcune aree della città.

Una vicenda che si interseca inevitabilmente con i fatti che hanno portato alle condanne pronunciate nei confronti dei personaggi coinvolti nella prima tranche dell’inchiesta nata dalle perquisizioni effettuate nell’ufficio di Paolo Vivacqua, l’uomo d’affari ammazzato a Desio nel novembre 2011.

Il processo si era concluso con le condanne ad un anno e 6 mesi per Maurizio Altobelli, 55 anni, ex consigliere comunale Pdl e membro della commissione urbanistica caratese, e per l’imprenditore Massimo Pirovano, ad un anno e 8 mesi per Giorgio Aldeghi e Gianpietro Gerosa, a 3 anni e 4 mesi per Felice Tagliabue, e a 2 anni e mezzo per Calogero Licata Caruso.

E sono proprio Altobelli e Pirovano, che i giudici del collegio presieduto da Silvia Pansini hanno messo faccia a faccia ieri. Le due versioni sulle presunte mazzette pagate per trasformare l’area di via Padova in residenziale, e soprattutto per eliminare i vincoli della regione Lombardia su un altro terreno di via Tagliamento, non coincidono. Per Altobelli, “i 30mila euro pagati per via Padova, sono stati consegnati da Massimo Pirovano, ed erano diretti tutti a Sandro Sisler (ex assessore all’urbanistica, indagato dalla procura, che però ha chiesto l’archiviazione per mancanza di riscontri alle accuse ndr)”.

Prosegue Altobelli: “io ero in difficoltà economiche, per cui ne ho tenuti 20mila, una busta con 10mila, invece, l’ho lasciata nella macchina di Sisler”. Altro racconto quello di Pirovano: “la mia versione non cambia, i soldi erano 10mila per Altobelli, io con Sisler non ci ho mai avuto a che fare, se lo vedo per strada non ci salutiamo certo”. Al che Altobelli ha avuto da ridire: “Sisler te l’ho presentato io, siamo stati anche a cena assieme”. Contrasti anche sulla “consulenza” (secondo il pm una tangente) pagata all’imputato Brambilla, per superare il vincolo della Regione sul terreno di via Tagliamento. Il racconto di Altobelli, che era in società con Pirovano e altri imputati.

“Pirovano disse che per togliere il vincolo dovevamo per forza rivolgerci all’avvocato Brambilla per una consulenza da 150mila euro in contanti, io mi opposi, ma sembrava l’unica via per raggiungere il risultato, ci disse di non parlarne con Brambilla che ci pensava lui”.

La versione di Pirovano: “non ho mai detto che era obbligatorio e che nessuno ne poteva parlare con Brambilla, è vero però che Altobelli si era opposto”. Sul banco dei testimoni, anche Calogero Licata Caruso, uomo di fiducie e prestanome di Paolo Vivacqua, e l’avvocato di quest’ultimo, Loreno Magni.