Carate Brianza, in via Cusani chiude la pasticceria: la via dello shopping perde vetrine

Saracinesca abbassata alla pasticceria aperta meno di un anno fa nella centralissima via Cusani a Carate Brianza. Le titolari hanno lasciato un biglietto bene in vista sulla vetrina con cui ringraziano i clienti ed evidenziano come la “via dello shopping” abbia perso un’altra vetrina. A causa di “troppi costi, troppe barriere”.
Chiusa la pasticceria di via Cusani a Carate Brianza
Chiusa la pasticceria di via Cusani a Carate Brianza Alessandra Botto Rossa

Saracinesca abbassata alla pasticceria aperta meno di un anno fa, il 13 febbraio 2015, nella centralissima via Cusani a Carate Brianza. Jasmina Calliari Vega, 52 anni, studi alberghieri alle spalle, e la figlia Rachele Donà, 24 anni, casa a Lissone, dopo l’Epifania hanno chiuso per l’ultima volta la porta e hanno lasciato un biglietto bene in vista sulla vetrina.

Un saluto agrodolce alla città dove per un anno quasi hanno investito energie, passione e denaro. «Grazie a chi ha avuto parole di gentilezza per il nostro lavoro. Grazie al nostro vicino Fausto dell’edicola qui accanto per il quotidiano buongiorno. Grazie anche a chi non ci ha permesso di dimostrare anche ad altri l’onestà, la chiarezza e la genuinità del nostro lavoro».

Quindi, l’amara riflessione, che a tanti è sembrato più uno sfogo: «Un altro negozio chiude a Carate Brianza nella via “dello shopping”».

Non era certo questo il finale che si aspettava la famiglia Donà quando l’anno scorso aveva deciso di entrare nei locali che per venti anni erano stati la pasticceria dei lissonesi Maria Assunta Gatti e Marco Santi e, prima ancora, un rivendita di caramelle. Mamma e figlia avevano mantenuto la stessa rivendita dei loro predecessori per i dolci che poi pensavano a farcire nel laboratorio nel retro bottega. Ma si sono presto accorte che la sola rivendita non sarebbe bastata a mantenere aperta l’attività.

«Nessuna accusa. È solo – si affretta a dire Caliari Vega – che il fornitore ci ha dato un aumento, e poi c’era l’affitto, le tasse, le bollette: quello che incassavamo, insomma, non bastava a sopravvivere. Quando abbiamo deciso di affiancare alla rivendita la produzione di pasticcini, ci siamo imbattute in tanti muri: secondo la legge in Lombardia, ad esempio, non puoi fare un semplice biscotto senza canna fumaria e il proprietario dello stabile ci ha negato la possibilità di costruirne una».

A fine gennaio i lissonesi consegneranno le chiavi del negozio. «Abbiamo conosciuto clienti squisiti in questi mesi – continua la donna – e altri non ho avuto il piacere di conoscere. Clienti che ci hanno regalato grandi soddisfazioni e che sono stati contenti del nostro lavoro: anche in questi giorni ci stanno facendo sentire il loro affetto. Ma purtroppo la stima dei clienti non basta. Alle volte, il miglior guadagno sta nel perdere: io e mio marito volevamo solo dare un’opportunità a nostra figlia, aiutarla a crearsi un futuro. Peccato, perché via Cusani si sta svuotando e se si spengono le luci dei negozi, si spegne tutta una città».