Che l’Italia fosse il Paese del melodramma lo sapevamo da Verdi. Ma che bastasse una t-shirt “arcobaleno” con su scritto “Frocia Italia” per scatenare un’apocalisse culturale, forse no. Invece eccoci qua, tra invocazioni al rispetto della patria, accuse di blasfemia politica e appelli a chiudere d’urgenza la lavanderia arcobaleno dove, pare, siano stati lavati troppi cervelli. La maglietta incriminata ha suscitato l’indignazione compulsiva della destra che ogni anno scopre con stupore che i Pride non sono raduni di alpini sobri, ma manifestazioni colorate, provocatorie e, udite udite, spesso ironiche. Nel frattempo, da Forza Italia nessuna dichiarazione. Silenzio tombale. Si saranno offesi? Offesi da cosa, poi? Dal fatto che la maglietta alluda a un’identità che sicuramente nel partito non esiste?
Maglietta “Frocia Italia”: il bersaglio centrato da Martina Sassoli
Perché si sa, è statisticamente certificato. In Forza Italia non c’è neanche un gay. Zero. Nessuno. Nada. O così sperano da Carate a Giussano passando per Varedo e Monza. Del resto, gli “uomini” non mentono: basta guardarli negli occhi…Per molti di loro, “frocia” è ancora una parola tabù, nonostante nel 2025 sia usata, con orgoglio e affetto, dalla stessa comunità LGBTQIA+ per prendersi in giro e scardinare i pregiudizi. E non parliamo di Papa Francesco… Ironia che spiazza e che richiede neuroni flessibili. Insomma: non esattamente da circolo bocciofilo di provincia come è ridotta FI. Eppure, nel bel mezzo del panico morale, arriva la voce della ragione. Una giovane (si fa per dire…) consigliera regionale, di Noi Moderati. Sì, proprio loro: il partito cattolico per eccellenza, il tempio del Family Day, il rifugio degli orfani della Dc. “È solo una maglietta, fa sorridere e fa pensare. E se ti offende, magari è il momento di farti una domanda in più e una crociata in meno”. La moderata ha fatto centro.
Maglietta “Frocia Italia”: la parola da disarmare
Perché in fondo, se una parola fa ridere, è già meno armata. E se una maglietta ti mette in crisi, forse il problema non è la maglietta. Ma chi ci sta dentro. O chi ci sta troppo stretto.