I dazi imposti dall’amministrazione Trump preoccupano CNA Lombardia. Settori chiave, dall’automotive all’agroalimentare, fino alla moda, potrebbero subire gravi ripercussioni nei prossimi mesi, con conseguenze ancora difficili da prevedere. A livello provinciale, Milano si conferma leader dell’export lombardo verso gli Stati Uniti con il 46,4% del totale regionale. La provincia di Monza e Brianza si pone al quarto posto con l’8,2%, preceduta dai territori di Bergamo e Brescia.
Effetto dazi sul Pil Lombardo: previsioni CNA fino al 2027
Secondo una ricerca condotta da CNA Lombardia e realizzata dal Centro Studi Sintesi, rielaborando i dati del Fondo Monetario Internazionale, sono stati formulati scenari relativi agli effetti di una guerra commerciale. I dati suggeriscono una riduzione del PIL globale, con effetti particolarmente gravi negli Stati Uniti e nell’area Euro. Lo scenario potrebbe avere conseguenze negative anche nella nostra regione proprio per la forte incidenza dell’export oltreoceano.
Le previsioni indicano una contrazione del PIL lombardo dello 0,3% nel 2025, dello 0,6% nel 2026 e un ulteriore calo dello 0,6% nel 2027. Percentuali rilevanti che colpirebbero soprattutto i settori delle bevande (29,9% di quota export), pelletteria (15%), farmaceutica (14,3%), mobili (12,5%) e abbigliamento (10,9%).
Dazi Usa, il presidente CNA Lombardia: “Il mondo in una tempesta perfetta”
«Il mondo sembra si stia infilando in una tempesta perfetta – afferma senza mezzi termini Giovanni Bozzini, presidente di CNA Lombardia -. La tensione reciproca sale e bisogna controllarla con estrema razionalità. Le imprese rischiano danni duraturi al proprio posizionamento competitivo. Per questo motivo il nostro territorio non deve perdere canali relazionali internazionali e una vocazione all’export che qualifica molta della nostra produzione».
Dazi Usa, la CNA Lombardia teme un rallentamento dell’export e quindi di produzione e occupazione
L’inasprimento delle politiche commerciali statunitensi potrebbe costringere molte imprese lombarde a rivedere le proprie strategie di internazionalizzazione. Da un lato, alcune aziende potrebbero cercare di diversificare i mercati di riferimento per ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti, ma dall’altro, teme CNA, il rallentamento delle esportazioni potrebbe portare a una diminuzione della produzione e, di conseguenza, dell’occupazione in settori cruciali per l’economia regionale. « Gli Stati Uniti hanno valutatogli effetti di questa politica sul proprio PIL e sul proprio posizionamento globale? Non vogliamo che sulle nostre imprese si abbatta un nuovo tsunami economico, dopo quelli causati dalla pandemia di Covid e dalla guerra russo-ucraina» conclude il segretario Stefano Binda.