L’editoriale del direttore: per Monza e la Brianza il primo capitolo di una nuova avventura

L'approdo in Serie A è un'opportunità da cogliere per tutto il territorio
Cristiano Puglisi
Cristiano Puglisi

Dicembre 1979: l’Italia è ancora immersa nel clima cupo degli anni di piombo. E forse proprio per questo ha voglia di guardare avanti. Di sorridere. Anche al cinema, dove spopolano le commedie. Il film “Agenzia Riccardo Finzi… praticamente detective”, è una di queste. Ed è in questa pellicola che il personaggio interpretato da un 39enne Renato Pozzetto, pronuncia una battuta destinata a trasformarsi in maledizione: “Io sono del Monza, non riusciremo mai a venire in Serie A”.

Il club biancorosso, all’epoca, aveva alle spalle tre tentativi di approdo alla massima serie falliti consecutivamente. Il quarto sarebbe arrivato al termine del campionato di quello stesso anno. Ecco perché, quando nel 2018 la famiglia Berlusconi rilevò la squadra e pose come ambizioso obiettivo l’approdo nell’Olimpo del pallone, in molti fecero gli scongiuri.

Oggi, invece, la “profezia” è finalmente sfatata: Monza è una città da Serie A. Lo era già sotto molti punti di vista: economico, sociale, culturale. Mancava, però, quel sigillo che in un Paese, il nostro, in cui il calcio è una religione laica, era forse imprescindibile. Utile anche ad affermare definitivamente il ruolo della città di Teodolinda come polo di riferimento di quel piccolo-grande universo che è la Brianza. Per la quale quello che comincia può davvero essere il primo capitolo di una nuova ed entusiasmante avventura.