Monza – La pallavolo di Monza continuerà a giocare a Ravenna. Insieme a Sean Rooney, la Robur Costa Cmc ha acquisito anche i diritti sportivi della serie A1 dall’ex Acqua Paradiso Monza Brianza che ha chiuso i battenti alla fine della scorsa stagione per il ritiro della famiglia Gabana dal mondo sportivo.
Ravenna giocherà quindi ancora nella massima serie, ma lo scenario per la pallavolo nazionale è drammatico: alla chiusura delle iscrizioni, mancano all’appello per rinuncia la M.Roma e la Sisley (che aveva già annunciato durante l’anno l’intenzione di ritiro).
In serie A2 c’è il Volley Milano di coach Marco Fumagalli, ma hanno rinunciato in quattro: Volley Segrate 1978, Correggio Volley, Pallavolo Genova, Fenice Volley Isernia.
Una situazione di difficoltà sottolineata anche dal coach della nazionale, ed ex Monza, Mauro Berruto (ancora a Concorezzo con la Nazionale olimpica): sul suo blog personale ha scritto un post carico di amarezza, con cui chiede una ”tregua olimpica” e il massimo rispetto per quei suoi giocatori che hanno un grosso punto interrogativo nel loro futuro sportivo.
«I due campionati di serie A che rispetto alle 30 squadre previste contano 22 squadre iscritte e 3 riserve in A2 – scrive il coach – diversi contenziosi aperti su situazioni economiche pregresse (o vogliamo ancora fare finta che non sia così?), tanti giocatori del gruppo della Squadra Nazionale ancora senza un club e con un bel punto interrogativo sul loro futuro, quelli tirati a destra e a sinistra da interferenze e interessi più o meno privati che vengono messi davanti a un percorso che, a mio modo di vedere, dovrebbe essere sacro, come nell’Antica Grecia era la strada che portava ad Olympia. Non siamo più nell’antica Grecia, questi Giochi non saranno certo dedicati a Zeus. Ma il rispetto, anzi l’affetto, che dovrebbe accompagnare il percorso della nostra Squadra Nazionale e dei 12 atleti che ne faranno parte quello va difeso. Eccome. Naturalmente lo difenderò».
E poi ancora: «Nel rispetto non solo dei 25 atleti azzurri ma anche di quelle centinaia di migliaia di ragazzi che sono il nostro movimento e che sono ancora meno tutelati. Mi piace pensare che per cambiare un po’ le cose occorra incominciare facendo bene il proprio lavoro. Non mi interessa nessun beau geste. Mi interessa il rispetto dei nostri atleti, il rispetto della loro professionalità e il rispetto della nostra programmazione nell’avvicinamento a Londra. Il rispetto del loro essere il patrimonio del nostro sport in Italia». Tutto il post si legge qui.