Mezzago – Una scomoda verità. Se anche pioverà nei prossimi giorni, i danni causati da questo lungo periodo di siccità non verranno cancellati. Tre infatti sono le situazioni critiche provocate nel vimercatese proprio per la mancanza di acqua piovana e per il caldo torrido.
La prima, e sicuramente la più importante, riguarda l’agricoltura. In particolare quella legata al mais. L’assenza di precipitazioni ha impedito, un po’ in tutto il territorio, alle piante di granturco di svilupparsi completamente e al meglio.
«Ci sono campi dove gli arbusti non sono riusciti a produrre le pannocchie – hanno detto dalla Cia, la Camera italiana agricoltori di Vimercate – in altri casi la pannocchia ha fruttificato solo in parte, e in altri ancora la pannocchia risulta troppo piccola. In sintesi, se la pianta fruttifica al 20 o al 30 percento delle sue potenzialità, all’agricoltore non conviene neanche raccogliere».
Come mai si è creata una simile situazione? Per una serie concomitante di fattori: per l’oggettivo surriscaldamento del clima globale e nazionale, per la mancanza di acqua irrigua e per la caratteristica dell’essenza vegetale.
«In queste zone – hanno aggiunto dalla Cia – non c’è un forte sistema di canalizzazione. Sono pochi gli agricoltori che riescono ad innaffiare i propri campi. Per lo più chi coltiva spera nell’acqua piovana. Acqua che deve essere abbondante per tutto il periodo della fruttificazione altrimenti non serve a niente». E, neanche a dirlo, questo periodo è passato nel segno dei vari Caronte, Lucifero e Minosse.
Soffre anche un’eccellenza dell’agricoltura locale: l’asparago rosa di Mezzago. «Stiamo monitorando la situazione e stiamo irrigando i campi – ha detto Antonio Colombo, il sindaco di Mezzago e il primo conoscitore della coltura locale – ma siamo seriamente preoccupati. Questo periodo è cruciale per l’asparago perché rinforzando le proprie radici, ci consentiranno di produrre in primavera ».
Produzione che già da un paio d’anni non riesce a soddisfare tutte le richieste del mercato, soprattutto quelle della grande distribuzione. In particolare nel mese di maggio.
Infine c’è l’aspetto più propriamente naturalistico. Al Boscone di Ornago per esempio, all’interno del Parco del Rio Vallone, molte piante perdono già le foglie, come se ci fosse un autunno anticipato. L’apice del problema però si raggiunge nella vicina area umida di Ornago, costruita circa un anno fa. Oggi è praticamente in secca.
Lorenzo Merignati