Brianza contagiata dalla febbre della moneta virtuale

Mentre il settore delle monete virtuali conosce un momento di grande sviluppo sui mercati internazionali, anche i risparmiatori brianzoli guardano con interesse a Bitcoin e alle altre monete (più di 700) che non comportano valuta stampata e consentono transazioni senza intermediari istituzionali come le banche
Anche i risparmiatori brianzoli guardano con attenzione alle monete virtuali, Bitcoin in primis
Anche i risparmiatori brianzoli guardano con attenzione alle monete virtuali, Bitcoin in primis

La Brianza contagiata dalla febbre della moneta virtuale. La “mania” delle criptovalute, senza soldi stampati ma in grado di supportare via internet transazioni finanziarie senza ricorrere a intermediari istituzionali come le banche, sta prendendo piede anche tra gli investitori monzesi, attirati come altri dalla crescita esponenziale di queste monete e interessati a una opportunità che, al di là dei rischi insiti in un’attività ancora fortemente speculativa, è considerata foriera di buoni guadagni. La più conosciuta di tutte è Bitcoin, un tempo assoluta dominatrice del mercato e che ora comunque ne monopolizza una fetta consistente, quasi la metà. Subito dopo, ma in forte ascesa, c’è Ethereum, che ha attirato l’interesse di Vladimir Putin e della Banca centrale russa. Ma nel market cap delle cryptocurrency (dove Bitcoin vale più di 2700 dollari anche se il valore è soggetto a continui cambiamenti) c’è una marea di altre possibilità, oltre 700, tutte legate a monete di questo tipo: Ripple, Nem, Iota, Litecoin, Dash e chi più ne ha più ne metta, per un capitale totale di 114 miliardi di dollari. «Riscontro un interesse crescente dei risparmiatori di ogni ceto sociale -dice il consulente finanziario monzese Carlo Galbiati-. Anche se si tratta di un fenomeno che va preso con molta cautela».

Il riscatto. L’avvento sui mercati finanziari è relativamente nuovo e il settore non si è ancora stabilizzato. Le cronache parlano di monete virtuali usate per coprire traffici illeciti di ogni tipo. Quando gli hacker hanno messo in ginocchio i computer di mezzo mondo con l’attacco WannaCry, il mese scorso, il riscatto chiesto per recuperare in pieno l’operatività dei sistemi è stato di 300 dollari a vittima in Bitcoin. Certo, questo non vuol dire che le monete virtuali siano per forza da associare a qualche reato: tutti gli strumenti finanziari, potenzialmente, possono essere usati per scopi diversi da quelli leciti.

È anche vero che l’Economist ha pubblicato, anche recentemente, articoli in cui il sistema Bitcoin è stato presentato come una “macchina della fiducia” per i meccanismi pensati per garantire gli operatori che scelgono la moneta virtuale per le loro transazioni. Resta il fatto che il sistema deve darsi un quadro di regole sempre più precise. Tornando ai risparmiatori brianzoli, gli operatori segnalano grande interesse che si traduce in investimenti, anche di piccolo taglio, sperimentali, per tastare le risposte del mercato. Per acquistare Bitcoin bisogna iscriversi a una piattaforma, costituire dei wallet (Portafogli) personali e scaricare la blockchain, il database che raccoglie tutte le operazioni eseguite secondo questo sistema e che permette di controllare le operazioni svolte in precedenza dagli utenti. Le transazioni avvengono attraverso indirizzi crittografati che sostituiscono il ruolo svolto solitamente dalle coordinate bancarie. L’interesse per le monete virtuali in Brianza ha strascichi anche dal punto di vista del commercio retail. Ci sono negozi, cioè, che accettano Bitcoin come moneta per i pagamenti. Si tratta, comunque, di sperimentazioni che finora non hanno dato grossi risultati, ma che testimoniano le potenzialità di queste monete e la possibilità di una loro diffusione anche per operazioni più spicciole, quella della nostra quotidianità.

I pagamenti. Le mappe che in rete segnalano i negozi che fanno uso di Bitcoin (ma c’è anche la pagina facebook “Aziende che accettano Bitcoin”) parlano di tre esperienze in Brianza. «Abbiamo trattato questa opportunità -dice Gianni Cotta del Campus La Camilla di Concorezzo in occasione di una iniziativa formativa sui Bitcoin realizzata per professionisti. Oggi è un po’ meno seguita. Pochi la conoscono, ma si sta diffondendo». L’uso della moneta virtuale è rimasto legato a quella esperienza: oggi l’offerta formativa è più spostata sui ragazzi e i pagamenti di questo tipo sono passati in secondo piano. Bitcoin è rimasta un’opportunità solo sulla carta per Games Academy di Vimercate , che si occupa di fumetti e giochi, mentre qualche pagamento in Bitcoin si è verificato a Busnago allo Shape store negozio di marchi streetwear e snowboard. «Bitcoin? Ci sono capitati un paio di pagamenti in due anni -spiega Matteo- ». Il sistema di pagamento è semplice: il commerciante invia una richiesta e il cliente che si è precostituito dei wallet con monete virtuali, grazie a una applicazione, paga anche attraverso il suo cellulare. Il sistema a questo livello non viene ancora utilizzato, forse anche per la volatilità del valore di Bitcoin, che può cambiare rapidamente.

Il libro. L’interesse per Bitcoin è così diffuso che se ne è già accorta anche la letteratura. È da poco uscito, infatti, un thriller finanziario che si snoda proprio intorno allo sviluppo della moneta virtuale e all’interesse degli investitori per questo nuovo business. Il libro si intitola Bitglobal ed è scritto da Pietro Caliceti, noto avvocato in campo societario e finanziario, alla sua seconda prova come scrittore dopo la fortunata prima opera “L’ultimo cliente”.