F1, Morosini in pista: Arrivabene come Catalano e dimentica le parole di Ferrari e Lauda

Maurizio Arrivabene ha dichiarato: «Ci aspettavamo qualcosina in più da noi stessi, vinciamo e perdiamo da squadra». Il giornalista Nestore Morosini ricorda le parole di Enzo Ferrari e di Niki Lauda.
radaelli Monza Seconda giornata gp Maurizio Arrivabene
radaelli Monza Seconda giornata gp Maurizio Arrivabene Fabrizio Radaelli

Conosco da tanti anni Maurizio e non mi aspettavo da lui, di solito gentile e abbastanza comprensivo, una frase come questa rilasciata ai microfoni di Sky Sport: «Ci aspettavamo qualcosina in più da noi stessi, vinciamo e perdiamo da squadra. Ci siamo andati vicini, abbiamo perso nel finale. Nelle ultime gare abbiamo visto il vero Vettel e se qualche volta ha sbagliato dobbiamo ricordarci che ogni essere umano ha i suoi momenti di alti e bassi. Abbiamo i piloti secondo e terzo nella classifica finale, meglio di essere terzi e quarti».


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Vorrei tirare in ballo Massimo Catalano e una delle sue celebri battute tipo “Cari ragazzi, è meglio essere promossi a giugno, che bocciati a settembre”. Ma sarebbe troppo facile far sorridere. No, voglio invece che Maurizio Arrivabene mediti su quel che ha detto: perché con quelle parole ha fatto male alla squadra Ferrari e a se stesso. Visto che la dirige. E a questo proposito, voglio ricordare a Maurizio sia quel che soleva dire Enzo Ferrari (“Il secondo è il primo degli ultimi”) sia quel che mi disse una volta Niki Lauda col suo italiano un po’ atipico (“In Formula 1 chi vince bravo, chi è secondo cacca”).

Arrivabene avrà modo di riflettere nei prossimi giorni quando si troverà di fronte al problema Mattia Binotto. Il direttore tecnico è fortemente corteggiato dalla Mercedes che lo vorrebbe a capo dell’ufficio tecnico per la sua grande esperienza nella progettazione dei motori. Se Binotto dovesse lasciare la Ferrari (che, in verità, sta facendo di tutto per trattenerlo) il colpo sarebbe davvero durissimo e pregiudicherebbe tutto il lavoro fatto quest’anno. Con gravi ripercussioni sul lavoro del prossimo mondiale di Formula 1.