Spaccanapoli in trentaduesimo per tifare o’ Ciuccio malamente relegato in serie B. Prima giornata del gramissimo campionato cadetto 1963/64: la trasferta di Monza mobilita i tantissimi guaglioni trapiantati felicemente a Milano. Il debito di riconoscenza è inversamente proporzionale alle diaboliche mattane del tifo: Gennariello Esposito sragione con il risentimento del paisà costretto all’ignoranza più bieca: o’ Napule farà strame degli sprovveduti polentoni brianzoli, asserisce apodittico il rodomonte. Tarcisio Longoni affetta l’usuale understeiment e non mostra assillo di sorta per lo scontro del “San Gregorio”. Inzigato dagli avvocati e dagli usceri di fede napoletana – tre a zero e tutti a casa – l’onorevole abbozza ma non abbocca all’affettuosa provocazione. Sa – in cuor suo – che tanta ostentata sicumera cela la fottutissima paura che il Simmenthal Monza possa affondare tanto sgangherata corazzata.
Rispedendo al mittente l’avventato pronostico, Longoni sogghigna di sottecchi alla becera convinzione dei masanielli di turno e sogna – una tantum – di ribaltare un pronostico chiuso in partenza. Domenica 15 settembre oltre 7mila spettatori assiepano le tribune del “Città di Monza” per la partita di cartello della giornata. Superstizioso come i veri napoletani sono capaci, il presidente del consiglio Giovanni Leone s’imbuca nella tribuna d’onore dello stadiolo monzese per esorcizzare i cattivi pensieri romani. Assecondando la scaramanzia della sua città, Leone tiene in tasca il solito cornetto portafortuna rosso fuoco: sfregarlo di nascosto porta bene alla causa e tranquillizza le paturnie tifose del figlioletto Mauro.
Perfetto padrone di casa, Longoni asseconda in tutto per tutto ai desideri dell’illustre compagno di partito: se non ci si aiuta da noi, concede per una volta l’onorevole. Il match riesce francamente orribile: l’invincibile armata allenata da Roberto Lerici non riesce a scardinare l’ordinata difesa approntata dal gaucio Lamanna. Lo strombazzatissimo Canè viene annullato da Stefanini, esasperando la rabbia ringhiosa dei tifosi del Ciuccio. Battute irridenti nei confronti dell’immarcescibile Comandante: non è stato Lauro ipsissimo ad assicurare chist me piace perché è o’cchiù nir’e tutti quant e che mette paur a tutt ’e difensori? L’illusione del colpaccio dura soltanto 16 minuti: alla rete di Gilardoni risponde il golazo di Severino Lojodice. Il vecchio pirata – sbolognato dal Brescia come ferrovecchio – spende gli ultimi bagliori di classe per battere imparabilmente Pontel. Leone sbuffa, s’arrabbia e, in cuor suo, impreca agli abietti campioni senza valore che – pensa te – non battono la selezione del dopolavoro della Simmenthal. Altro che Fuorigrotta – sbotta alla fine il presidente del consiglio – qui siamo dentro il dramma, maronna mia. Longoni gongola di tra sé e canzona sornione la sfortuna di tanto squadrone.
Nato a Brugherio il 28 febbraio del 1913, Longoni è un democristiano eccentrico: piuttosto di mettersi al servizio della solita camerilla di potere, Tarcisio batte le strade perigliose della assoluta coerenza. Tanta rettitudine non produce prebende o tornaconti di sorta: Longoni tira dritto per la sua strada con la coscienza di essere obbligato ad aiutare il prossimo, meglio brianzolo. Alle lusinghe interessate e alle inconfessabili blandizie dei soliti noti, Tarcisio contrappone la fedascia di un cristiano che –quando pecca – ha poi il coraggio di emendare le proprie cantonate. Diplomato geometra e impiegato alle Assicurazioni Generali, Longoni porta – nell’agone politico – la robusta tessitura morale dell’Azione Cattolica. Eletto segretario cittadino della Diccì nei difficilissimi anni del dopoguerra, dimostra subito di quale pasta è fatta rilanciando – dopo il tragico ventennio fascista – il partito e assicurando un avvenire al Cittadino.
Eletto onorevole il 29 aprile ’48, Longoni porta a Roma le pressanti istanze di Monza e della Brianza: “Memore et vivamente riconoscente apprezzatissima et generosa collaborazione missione giornale Monza e Brianza Direzione “il Cittadino” porge Tarcisio Longoni neo Deputato felicitazioni et cordialissimi voti augurali”, firmato don Alessandro Aspes. I progetti di legge di Tarcisio hanno la forza dell’amore disinteressato per la città e il suo territorio: dalla concessione di una pensione straordinaria alla vedova di Achille Grandi alla ricostituzione del Comune di Veduggio con Colzano. Risollevato dalle ceneri della seconda guerra mondiale grazie al diuturno lavoro di Luigi Bertett e Giuseppe Bacciagaluppi, l’Autodromo nazionale di Monza ha un suo posto speciale nei pensieri dell’onorevole Longoni. L’occhiuta attenzione perché niente e nessuno possa scippare una tradizione di ardimento e di sperimentazione è la cartina di tornasole di una vigilanza quasi feroce per il bene della città.
Ricuciti gli sbreghi dell’ingombrante occupazione alleata, il rinnovato circuito stradale di 6.300 metri del tracciato monzese viene inaugurato il 17 ottobre ’48 con il 1° Gran Premio dell’Autodromo, vinto dal francese Wimille, su Alfa Romeo 158. Tre anni dopo, nel 1950, il G.P. viene abbinato – per la prima volta – alla Lotteria di Monza: Gigi Villoresi (Ferrari 166) vince la “corsa dei milioni”, staccando i compagni di squadra Alberto Ascari e Dorino Serafini. Tarcisio Longoni ha la perspicacia e le entrature romane per assicurare prosperità e floridezza al suo carissimo autodromo: tanto peggio ai soliti brubrù di professione, astiosi per la riconquista di un primato mai tramontato. Messo in soffitta il G.P. dell’Autodromo, gli organizzatori – nei primi giorni del gennaio del 1955 – investono denari e la faccia ripresentando la formula della corsa su lunga distanza: nasce così il Gran Premio Supermaggiore, con una distanza di mille chilometri e abbinato alla Lotteria di Monza.
L’invidia repressa monta e tracima, complice i soliti giornali prezzolati. Macché Lotteria di Monza: la riffa milionaria sarà messa in palio a Torino. “Circolava in questi giorni, insistente, in diversi ambienti la voce che la Lotteria di Monza, abbinata a una manifestazione che si svolge ogni anno sul nostro Autodromo, sarebbe stata quanto prima assegnata ad altra città. La notizia rivestiva una grande importanza perché, se vera, avrebbe danneggiato in modo sensibile, e il prestigio della nostra città e l’avvenire dell’autodromo per la cui sistemazione si sta spendendo un miliardo”, attacca Giuseppe Motta nella prima pagine del Cittadino di giovedì 28 aprile. “Abbiamo quindi “bloccato” appena rientrato a Monza da Roma l’on. Longoni, che quale membro della Commissione Finanza e Tesoro della Camera dei Deputati, avrebbe potuto fornirci maggiori e più esatti particolari sulla notizia che ci era giunta ad orecchio. Togliendo dalla sua borsa sempre gonfia di documenti una cartella con su scritto: Pratica Lotteria Autodromo, l’on. Longoni ci fa la cronistoria della “Lotteria di Monza””.
Passate in rassegna le puntate precedenti della querelle, Tarcisio scopre il carico da novanta: una lettera dell’Automobile Club di Milano che pone la questione Lotteria in modo più che perentorio: “Nei primi mesi del 1948 un funzionario del Ministero delle Finanze, Ispettorato Lotto e Lotterie, prendeva contatti con l’Automobile Club di Milano affinché provvedesse al ripristino del glorioso Autodromo di Monza, in quanto era intendimento del Ministero abbinare la lotteria di Solidarietà Nazionale ad una grande manifestazione automobilistica da effettuarsi sulla pista monzese. Detta lotteria era in sostituzione della grande “Lotteria di Tripoli” e, successivamente avrebbe dovuto assumere la denominazione di “Lotteria di Monza” anziché quella di “Lotteria di Solidarietà Nazionale” – ricostruisce il documento – Presi accordi col Comune di Milano, dopo laboriose trattative, si è giunti all’auspicata ricostruzione dell’autodromo ed alla sua inaugurazione con il Gran Premio del 17 ottobre 1948. Detta ricostruzione comportò per il Comune di Milano un onere di 250 milioni e per l’Automobile Club di Milano di oltre 200 milioni.
L’Automobile Club di Milano si accollò tale ingente spesa soltanto in base all’assicurazione che la lotteria sarebbe sempre stata assegnata alla manifestazione dell’autodromo di Monza e che la stessa avrebbe avuto il titolo di “Lotteria di Monza”. L’attuale pista, che ha la caratteristica “stradale” entro quest’anno verrà completamente rinnovato. Sarà costruito un nuovo anello che avrà due curve in cemento sopraelevate in modo da consentire una velocità media di 300 chilometri all’ora. Si avrà così la pista più veloce al mondo. Questi lavori di ampliamento comportano una spesa di 1 miliardo di lire. Alla gloriosa tradizione dell’autodromo che riassume in sé la storia dell’automobilismo sportivo italiano, si aggiunge anche questo nuovo primato della velocità, che pone Monza al di sopra anche di Indianapolis”, rincara la dose l’atto ufficiale dell’Acm, con un pizzico di sciovinismo che non guasta.
Le conseguenze pratiche del passo in dietro sono lampanti: “E’ evidente quanto sia reciproco l’interesse di legare a Monza, in forma permanente, una lotteria tenendo anche conto che ciò rappresenta un’assoluta necessità per l’Automobile Club di Milano, il quale, sulla scorta delle assicurazioni avute, si troverebbe ad avere assunto degli impegni finanziari sproporzionati alle sue possibilità di bilancio. Sembra ora, continua la comunicazione dell’Automobile Club, che la commissione parlamentare competente non abbia espresso parere favorevole al progetto di legge presentato dal Governo, tendente tra l’altro a legare in via definitiva le lotterie alle manifestazioni tradizionali e cioè: Monza, Merano ed Agnano. Ne deriverebbe dunque, che il Governo sarebbe lasciato libero di abbinare di volta in volta, le lotterie alle varie manifestazioni. A parte il fatto che la popolarità delle lotterie dipende principalmente dalla tradizione che ormai si sono create e che, modificandone ogni volta il nome verrebbe ad essere assai difficile il propagandarle, nel caso specifico di quella di Monza si fa presente che l’Automobile Club di Milano sulla base degli affidamenti avuti dai competenti organi ministeriali si è sobbarcata oneri che, diversamente, non avrebbe contratto.
Si fa poi rilevare, senza tema di smentire che nel mondo non vi è sede più degna, gloriosa e conosciuta per lo svolgimento di manifestazioni automobilistiche, e che, pertanto, da ciò la Lotteria ne trae un incalcolabile beneficio. Risulta, pertanto, che il Ministero delle Finanze sta per lanciare una quarta lotteria. Si ritiene quindi che essa potrebbe venire assegnata a rotazione ad altre manifestazioni sportive, lasciando così salvo il parere espresso dalla commissione parlamentare e, d’altra parte, tenendo ferme le tre lotterie già esistenti le quali, per aver già un passato ed una tradizione, meritano di rimanere immutate, nell’interesse stesso del loro successo”.
Con una pezza d’appoggio così esaustiva, Longoni suona la carica a Roma per scongiurare la possibile catastrofe. “Appena venni a conoscenza di questo presunto pericolo che la Lotteria di Monza se ne andasse a Torino, ci dice l’on. Longoni, mi interessai subito, per conoscere quanto ci fosse di vero nella notizia e per difendere gli interessi della nostra città. Così dicendo, ci mostra una lettera che ha scritto giorni fa all’on. Pella in cui richiede delle precisazioni. Pella risponde telegraficamente a Longoni in questo modo: “Notizia infondata parto stasera per estero. Fornirò dettagli appena tornato. Cordialità Pella”. Ed ecco infatti i dettagli che rassicureranno tutti coloro ai quali sta un po’ a cuore l’avvenire e lo sviluppo della nostra città e dell’autodromo: ”Caro Longoni, rientrato stamane dopo un breve viaggio all’estero posso finalmente rispondere alla tua lettera. La notizia che ti è stata riportata è completamente inesatta. In Commissione, l’on. Chiaramello appoggiò a fondo il desidero di Torino di vedersi assegnata la quarta lotteria che probabilmente sarà istituita: a mia volta, mi schierai a favore di tale aspirazione pimontese, suggerendo di esaminare il problema su un piano nazionale, per poter, di volta in volta, andare incontro alle esigenze delle diverse regioni. Tutto ciò non aveva nulla a che fare con il pericolo di veder sottratta a Monza la sua tradizionale lotteria, pericolo che, a mio avvisto, non esiste. Cordialissimi saluti. Giuseppe Pella”.
Il 4 agosto, il titolo d’apertura del Cittadino spazza via le nubi nerissime per il futuro della “corsa dei milioni”: Definitivamente assegnata a Monza/ l’annuale lotteria dell’Autodromo. “L’on. Tarcisio Longoni ci ha comunicato che la Commissione Finanze e Tesoro, in sede legislativa, ha definitivamente votato la legge n. 1423 relativa all’”Autorizzazione ad effettuare annualmente quattro lotterie nazionali: a Merano, Monza, Agnano, mentre una quarta sede verrà determinata di volta in volta dal Ministero delle Finanze”. L’articolo 1 del disegno di legge recita: “E’ autorizzata l’effettuazione di quattro lotterie nazionali annuali: la “Lotteria di Merano”, la “Lotteria di Agnano”, la “Lotteria di Monza” ed una quarta Lotteria collegata ad un avvenimento da determinare, di volta in volta, con decreto del Ministro delle Finanze. Le prime tre lotterie sono collegate rispettivamente con la corsa ippica internazionale di Merano, con la corsa ippica internazionale di Agnano e con la corsa automobilistica internazionale di Monza”.
Gli altri cinque articoli approfondiscono l’esecuzione pratica, gli utili e il prezzo del biglietto delle lotterie autorizzate. In più, il consiglio dei ministri abroga “tutte le leggi istitutive delle lotterie nazionali. Resta in vigore invece per le disposizioni che non contrastano con quelle contenute nella presente legge”. “Con questa delibera scompare completamente la minaccia affiorata nella scorsa primavera, che la lotteria in parola dovesse essere stornata da Monza per un’aggiudicazione alla città di Torino – chiude il servizio del Cittadino – Come venne prospettato il pericolo, l’on. Longoni subito s’interessò della questione scrivendo all’on. Pella per ricevere tranquillizzazioni in merito. Infatti l’illustre parlamentare gli telegrafò immediatamente di non temere, ché la notizia era infondata. Ora, con la legge approvata dalla Commissione Finanza e Tesoro, è venuta la più completa garanzia”. Tarcisio Longoni è un uomo felice.