Il 12 settembre di 40 anni fa, un mercoledì, Pietro Paolo Mennea, nato a Barletta il 28 giugno 1952, correva i 200 metri in 19”72, sulla pista dello Stadio Olimpico Universitario in Avenida de los Insurgentes, a Città del Messico: record del mondo, 11/100 meglio di quanto aveva fatto il 16 ottobre 1968 Tommie Smith, sulla stessa pista. Un primato capace di resistere fino al 19”66 del 23 giugno 1996, firmato da Michael Johnson. Correre in 19”72 i 20” metri significa essere ancora primatista europeo. Siccome l’atletica è anche una questione di numeri, la scomposizione cronometrica della gara chiarisce che Mennea corse i primi 100 metri in 10”34 e i secondi in 9”38. Trent’anni dopo, Usain Bolt, sia pure a livello del mare (Berlino 2009), aveva corso i secondi 100 metri in 9”27 (appena 11/100 in meno), ma la differenza l’aveva fatta nei primi 100, volando in 9”92, 43/100 in meno e chiudendo in un sensazionale 19”19. Lo strabiliante record di Mennea arrivò dieci anni meno un giorno, dopo il suo esordio in nazionale: Lugano, 13 settembre 1969, tre partenze false e squalifica! Da sei anni, da quando se n’è andato (21 marzo 2013), il 12 settembre coincide con il Mennea Day, celebrato con una corsa aperta a tutti in diverse regioni italiane (Cairate e Casalmaggiore in Lombardia), ma questa volta ci sarà anche l’intervento delle Poste Italiane, con mille cartoline commemorative, con francobollo del centenario del Coni e un particolare annullo filatelico. Mennea si è sempre sentito la freccia del Sud, ma la sua definitiva esplosione rimane legata alla città di Milano. All’Arena, venerdì 16 giugno 1972, aveva corso i 100 metri in 10” netti, finendo spalla a spalla con Borzov e il giorno dopo nei 200 aveva fatto fermare i cronometri a 20”2. Due record europei eguagliati in meno di 24 ore, prologo sontuoso al bronzo olimpico di Monaco (4 settembre). E a Milano, il 2 luglio 1977, avrebbe battuto Don Quarrie, campione olimpico in carica (Montreal 1976), correndo in 20”11 in una Arena strapiena. Il record mondiale, arrivato dopo il doppio titolo europeo di Praga 1978, avrebbe potuto esser migliorato nel 1980, se Pietro fosse tornato in Messico. Lo dimostra il 20”03 con il quale aveva stupito il mondo, tempo segnato sulla pista nemmeno tanto scorrevole di Pechino, in un incontro settembrino fra Cina e Italia. Di un amico rapito dalla sorte, Hemingway disse: «Era così vivo che sembra impossibile sia morto». Sembrerebbe scritto proprio in ricordo di Mennea, che avrebbe voluto l’Italia «un po’ più veloce». In tutti i sensi.
#Fuoriporta, il 12 settembre 1979 Mennea sconvolse l’atletica italiana
Nella rubrica di Fabio Monti, i 200 metri del ragazzo di Barletta a Città del Messico segnarono un record destinato a rimanere tale fino al 1996 e a Michael Johnson. Con i primi 100 corsi a livello di Usain Bolt, 30 anni prima.