FuoriPorta di Monti: Giochi 2026 troppo diffusi, ma perché non si è puntato solo su Milano e la Valtellina?

La delegazione italiana col sindaco di Milano e il presidente del Coni ha presentato a Tokyo la candidatura di Milano-Cortina per i Giochi olimpici invernali del 2026. Giochi diffusi, un po’ troppo. L’analisi di Fabio Monti.
Olimpiadi 2026 Milano Cortina - foto Beppe Sala su Instagram
Olimpiadi 2026 Milano Cortina – foto Beppe Sala su Instagram

La candidatura di Milano-Cortina per Giochi olimpici invernali del 2026 è stata ufficialmente presentata a Tokyo dal presidente del Coni, Malagò, dal sindaco dì Milano, Sala, dal governatore del Veneto, Zaia e dalla pluri-medagliata dello sport track Fontana ai rappresentanti dei 206 comitati olimpici e a 65 (su 87 votanti) membri Cio, che il 24 giugno sceglieranno la sede.

Bei discorsi, espressione della forte volontà di ottenere l’Olimpiade, bel logo (il Duomo davanti a una montagna con pista di sci), concorrenza ridotta ai minimi termini: è rimasta solo Stoccolma, dopo la corsa a ritirarsi di Calgary (e non solo) ed è possibile che la capitale svedese decida di fare un passo indietro, e non soltanto perché non c’è ancora un governo dopo le elezioni di fine settembre.

Sala ha parlato di una «candidatura congiunta che ha il merito di aiutarci a limitare sia il budget complessivo sia il consumo di suolo: esattamente lo spirito che anima i nuovi principi del Cio. Si tratta di un’opportunità inestimabile per riaffermare il messaggio Olimpico in chiave contemporanea, con un impatto positivo sulle comunità locali».

La candidatura è forte, anche se puntando soltanto su Milano (e la Valtellina) sarebbe stata fortissima, e il fatto che il governo italiano abbia assicurato di non voler sostenere economicamente la candidatura può essere un vantaggio (meglio fare da soli, in certi casi), anche se i costi presentati sono largamente inferiori a quelli del rendiconto finale, perché all’inizio prevale sempre la volontà del Coni di fare i fenomeni. In realtà fra poco più di sette anni si celebreranno una serie di campionati mondiali di specialità, viste le distanze chilometriche fra le località che ospiteranno le gare.

Lo sci alpino a Cortina, ma le due discese libere a Bormio, come lo sci nordico; il salto a Predazzo; il biathlon ad Anterselva, ai confini con l’Austria; le gare di pattinaggio più a Baselga di Piné che a Milano, dove però ci sarà il curling, ma difficilmente la cerimonia di chiusura (cresce la soluzione dell’Arena di Verona). E quanti villaggi olimpici serviranno? Zaia ha già bollato chi ha avanzato qualche obiezione, come «lazzarone malato di pessimismo cosmico».

Di certo la scelta di Milano-Cortina segnerà una nuova profonda spaccatura fra mondo della politica e mondo dello sport (quando ci si accorgerà dei costi reali, qualcuno dovrà intervenire) e la fine del concetto di fratellanza e universalità, che è alla base dell’idea olimpica.