Immaginate di essere un ragazzino monzese che cresce a Vedano al Lambro negli anni ’80-’90 a due passi dall’autodromo e appena può si fionda con gli amici a vedere chi sfreccia in pista. Una passione per la Formula 1 nata in famiglia che poi gli studi in ingegneria fanno diventare una professione. E, a distanza di qualche anno, immaginate di aver contribuito a costruire un pezzetto di una vittoria storica. È la storia di Marco Vergani che lavora in AlphaTauri e nella domenica del Gp d’Italia 2020 ha potuto urlare “wow”, festeggiando la prima vittoria di Pierre Gasly e della scuderia proprio sul circuito di casa sua.
Classe 1976, laurea in Ingegneria Aerospaziale con indirizzo Strutture e una tesi di laurea sui materiali compositi. A Monza ha coltivato anche la passione per la pallacanestro praticata per anni a diversi livelli e con diversi ruoli (giocatore, allenatore, dirigente in Forti e Liberi); a Faenza dove vive dal 2011 si tiene in forma correndo per allungare il personale palmares di maratone concluse (nulla da fare quest’anno per la terza New York e Londra).
Cominciamo dalla fine: com’è stato vincere sulla pista di Monza?
Bellissimo, un’emozione indescrivibile. La prima vittoria con il nome di Scuderia AlphaTauri arrivata dodici anni dopo la storica prima vittoria di Scuderia Tororosso sempre a Monza (con Sebastian Vettel nel 2008, ndr), il circuito di casa per noi e a maggior ragione per me, perché il circuito in cui è nata, cresciuta e si è sviluppata la mia passione per la F1. Già dalle prime prove libere venerdì avevamo dimostrato di essere molto competitivi, quindi la buona prestazione in gara non è stata una sorpresa. poi chiaramente per vincere nella F1 attuale dominata dalle Mercedes serve anche un po’ di fortuna e una gara ricca di colpi di scena, e noi siamo stati bravi a sfruttare l’occasione. Anche Gasly ha guidato molto bene superando Stroll alla ripartenza e controllando da leader per oltre 20 giri senza sbagliare nulla.
Qual è il tuo ruolo in AlphaTauri?
Sono Composite Project Manager. Lavoro all’interno del reparto Compositi e mi occupo di seguire, gestire, organizzare e fornire supporto tecnico alla produzione di alcuni componenti della vettura. Dai fondi, musi, carrozzerie fino al pezzetto più piccolino a seconda di quello che serve. I componenti che seguo con i colleghi sono un po’ come dei figli per noi, ce ne prendiamo cura, dalla nascita (le primissime fasi di progettazione e industrializzazione) fino a quando diventano grandi (la consegna per l’utilizzo in pista). È un lavoro dinamico, che mi piace perché mi permette di stare a stretto contatto con tutti gli aspetti legati ai componenti che seguo e di collaborare con diversi reparti sia a monte che a valle della produzione.
E poi è motivo d’orgoglio produrre in casa credo il 95% del materiale.
Lavori in formula 1 da diversi anni: il momento più bello?
Tanti e ogni anno vedere nascere la nuova macchina dà emozione. Ma il momento più bello in assoluto finora è stato sicuramente la vittoria di Monza. Ho iniziato la mia esperienza in F1 nel 2006 in un altro team, con cui avevo avuto modo di vincere diverse gare; sono in Scuderia AlphaTauri dal 2011 (quando si chiamava Scuderia Tororosso) e già l’anno scorso avevamo conquistato due podi molto entusiasmanti. Ma questa vittoria è davvero in cima ai momenti più significativi: perché è la prima vittoria per me con AlphaTauri, perché inaspettata, perché da tempo desideravamo tutti un risultato del genere. E poi ottenerla in Italia, a Monza, il luogo dove sono nato e cresciuto, è stato molto emozionante. Non ultima c’è la condivisione del successo con i colleghi, vedere la gioia, la commozione e l’emozione negli occhi delle persone con cui lavoriamo tutti i giorni è impagabile.
È un mondiale strano, rivoluzionato dopo il lockdown: come la stai vivendo?
Per tutti gli addetti ai lavori è un mondiale molto impegnativo, specialmente in questa prima fase estiva che ci ha visto impegnati in 3 gruppi di 3 gare consecutive tutte in Europa. I ritmi sono ancora più serrati del solito non solo per i ragazzi che vanno in pista ma anche per chi sta a casa e lavora dietro le quinte. È più impegnativo ma devo dire che è stato bello poter ripartire dopo le settimane di chiusura forzata. Fino a poche settimane fa sembrava impensabile poter disputare un mondiale di 17 gare, e invece grazie al grande impegno di team, organizzatori e governance della F1 il nostro mondo è ripartito. Personalmente, una volta ripreso il lavoro dopo i due mesi di shutdown collettivo, ora lo sto vivendo come un normale campionato, fatto di sviluppi, aggiornamenti, componenti nuovi, riparazioni. Solo un po’ più fitto, e con qualche procedura in più da seguire per rispetto delle normative anti Covid.