Egregio direttore, chiedo un po’ di spazio sul suo giornale e sulle pagine internet dello stesso per rispondere (e sarà la mia ultima parola sulla vicenda) alla lettera da voi pubblicata a firma del dirigente scolastico Maria Vittoria Stucchi e del docente vicario Claudio Redaelli che chiedevano le mie scuse, in relazione a quale sbaglio non si capisce bene. Capisco che le lobby di certi insegnanti non si possano toccare e che certe persone non si fanno scrupoli nel mettere in prima linea i bambini per farsi scudo, ma non posso esimermi dal fare ancora una volta chiarezza.

Non ho mai messo in discussione il valore storico, morale e didattico del Diario di Anna Frank, come qualche giornalista sensazionalista e qualche insegnante poco attento ha cercato di raccontare.

Non ho mai messo in discussione l’autonomia dell’insegnamento e il lavoro di preparazione che – spero – accompagni tutti gli insegnanti nel loro lavoro al fianco degli alunni. Semplicemente ho posto un problema di opportunità, dopo che molti genitori – contro cui ora si è scatenata una caccia che ci riporta a quei tragici momenti – mi avevano contattato.

Mi duole constatare che molti di quanti dicono di non scandalizzarsi per alcune descrizioni “intime”, dichiarandosi pronti a lezioni di educazione sessuale, sono gli stessi che invece si scandalizzano per la presenza di un crocefisso in classe, per il quale però non sono previste lezioni di “spiegazione”. O, peggio ancora, spesso sono gli stessi che, in queste ore, dimostrando una certa “aderenza”, sono andati a bussare alle porte del Partito democratico in Emilia Romagna (e quindi buttandolo – loro – in politica), chiedendo l’intervento di Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd della VII commissione della Camera.

A questi signori credo di non dover chiedere affatto scusa. Chieda scusa, semmai, chi usa le scuole per fare politica. E in questo certi insegnanti… sono veri maestri. Ma questa è un’altra storia.
Paolo Grimoldi
Deputato Lega Nord (Monza e Brianza)