Monza – Mettere in rete i soccorsi e gli ospedali della Brianza per creare un unico Trauma Center al San Gerardo di Monza, sul modello di quelli nati in America alla fine degli anni Sessanta. E’ l’obiettivo di Angelo Nespoli, direttore della Chirurgia Generale del san Gerardo di Monza, reduce dal convegno della Società Europea della Chirurgia d’urgenza e del trauma che si è svolto alla fiera di Milano City e di una giornata di studi in Villa Reale, la scorsa settimana, dedicata alla trattamento “ad addome aperto” (vedere a lato) che viene utilizzato a Monza per i pazienti politraumatizzati ,spesso vittime di incidenti stradali.
“Salvare la vita di questi pazienti critici è una lotta contro il tempo- spiega Nespoli nel suo studio al 5 piano del settore A del san Gerardo- per questo occorre avere esperienza, sangue freddo, essere preparati, avere a disposizione un’équipe multidisciplinare che noi al san Gerardo abbiamo costruito in anni di lavoro”. Di fatto dunque un trauma center al San Gerardo di Monza già esiste e ha preso a modello il sistema americano di un centro specializzato in pazienti critici con un trauma team composto da radiologi, angioradiologi, chirurghi del torace, ortopedici, chirurghi vascolari, neurochirurghi in grado di far fronte agli interventi in urgenza, 365 giorni all’anno, 24 ore su 24.
“Il problema che non tutti i pazienti gravi vengono trasportati da noi-prosegue Nespoli- perché nel momento del soccorso in Italia vige ancora l’idea che il paziente debba essere trasportato nell’ospedale più vicino al luogo dell’incidente ,ma non è detto che sia anche l’ospedale più attrezzato a gestire l’emergenza”. Cosa fare per la Brianza? “In America c’è un trauma center ogni 800 mila abitanti che è proprio il bacino d’utenza della brianza. L’idea-prosegue Nespoli- sarebbe dunque quella di sviluppare il centro monzese come trauma center provinciale. Ne ho già parlato con il presidente della provincia ,ora occorre trovare un accordo con gli ospedali di Desio, Vimercate, Giussano e Carate con l’obiettivo di istituzionalizzare un trauma center a Monza per i casi più problematici”.
Ogni anno sono una cinquantina i pazienti critici che arrivano nella struttura monzese: “Si tratta di solito di vittime di incidenti stradali-prosegue il direttore della Chirurgia generale- come la scorsa settimana quando abbiamo operato d’urgenza un ragazzino di 16 anni che è arrivato da noi in condizioni disperate. E’ stato sottoposto ad un intervento d’urgenza, gli è stato asportato un polmone,ma alla fine l’abbiamo salvato”. “In casi come questo- conclude Nespoli – è chiaro che più il centro ha esperienza e professionalità diverse al proprio servizio più sono alte le probabilità di salvare la vita al paziente. Il fattore tempo è fondamentale e saper prendere le decisioni giuste in pochi minuti è di vitale importanza”.
Rosella Redaelli