La tosse cronica è una patologia che ha un grande impatto non solo sulla qualità di vita del bambino che ne soffre, ma anche sulla sua sfera familiare e sociale. Come emerso da uno studio australiano, quasi la metà dei bambini con tosse cronica è ricorso a dieci visite in un anno e circa un terzo è stato visto da quattro o più specialisti.
Oltre all’aspetto sociale c’è poi quello che riguarda la famiglia per la quale la tosse, soprattutto quando cronica, è motivo di ansia e di forte preoccupazione. «Una delle maggiori preoccupazione dei genitori è la causa» sottolinea il dottor Ahmad Kantar, responsabile del reparto di pediatria del Policlinico di Ponte San Pietro e del Centro pediatrico dell’asma e della tosse, di recente attivato presso la struttura per rispondere alle crescenti esigenze dei piccoli pazienti. «Temono che sia sintomo di malattia seria, che possa provocare soffocamento, che danneggi i polmoni e che disturbi il sonno».
Dottor Kantar innanzitutto cosa si intende per tosse cronica?
«Si parla di tosse cronica quando dura per più di quattro settimane. Se invece ha una durata minore di due settimane viene definita acuta. Ci sono poi anche altre forme di tosse: specifica quando è associata a una patologia particolare, ad esempio tosse da tubercolosi; non specifica quando non è associata a nessuna patologia; psicogena (o nervosa, sintomo di un disagio psicologico). In ogni caso, anche se è indotta da cause diverse e si manifesta con diverse modalità, alla base c’è sempre l’eccitazione dei ricettori per opera di stimoli meccanici o fisici ed è caratterizzata da tre fasi: una iniziale inspiratoria; una in cui avviene uno sforzo espiratorio verso la glottide chiusa; l’ultima con l’apertura della glottide e una rapida espulsione dell’aria».
Ma in quali casi ci si deve preoccupare?
«Quando c’è tosse cronica associata a dispnea (difficoltà respiratorie), rumore respiratorio, stridore, febbre, perdita di peso, difficoltà ad alimentarsi, vomito. In questi casi è bene rivolgersi al medico che diagnosticherà di quale forma di tosse si tratta e la cura più appropriata».
E quali sono le cause?
«La tosse acuta, nella maggior parte dei casi, è dovuta a un’infezione virale acuta delle alte vie aeree, il così detto raffreddore. In alcuni casi può però essere spia di patologia seria, come un’infezione batterica o inalazione di corpo estraneo. Un’infezione delle vie aeree può causare una tosse che può durare oltre la fase acuta, la cosiddetta ipersensibilità dei recettori della tosse, causata da un’alterata funzione del muco ciliare indotta dall’infezione o da un’infiammazione che causa ipersecrezione del muco. Queste manifestazioni sono evidenti nei bambini in età prescolare che frequentano una comunità, dove per un meccanismo back-to-back scambiano tra loro le infezioni. Un bambino sano può avere una media di undici colpi di tosse in 24 ore che aumentano fino a 100 durante un periodo infettivo».
E quella cronica da cosa può dipendere?
«A differenza che negli adulti in cui dipende spesso da asma, rinosinusite e reflusso gastro-esofageo, nel bambino, specialmente in età prescolare, la cause principale è la bronchite batterica protratta. Questa patologia è caratterizzata da una tosse catarrale in assenza di indicatori di causa alternativa specifica. La maggior parte di questi bambini risolve il problema con terapia antibiotica mirata e prolungata».