Si finge della ‘ndranghetae chiede soldi a due imprenditori

Si finge della ‘ndranghetae chiede soldi a due imprenditori

Biassono – Si presentava come esponente della ’ndrangheta e ricattava imprenditori brianzoli e milanesi. Per costruirsi il personaggio del mafioso si è ispirato a un libro sulla storia della criminalità organizzata calabrese, «Fratelli di sangue», ma anche alla serie televisiva «Romanzo criminale». Alla fine però, il trentottenne M.M., residente ad Arcore ma originario di Bagaladi, in provincia di Reggio Calabria, è finito in una cella del carcere di Monza, arrestato dalla Polizia provinciale di Milano nell’inchiesta coordinata dal pm monzese Franca Macchia.

Due mesi di indagini. Gli agenti comandati dal generale Nazzareno Giovannelli lo hanno bloccato, dopo due mesi di indagini fatte di pedinamenti, osservazioni e intercettazioni ambientali, davanti a un’azienda di Biassono dal cui titolare l’uomo aveva appena ricevuto 20mila euro. Ora il sedicente mafioso è accusato di due estorsioni, una delle quali ai danni di un imprenditore del Milanese, e deve rispondere anche del possesso di un coltello a serramanico e di un’accetta, rinvenuta nella sua auto.

La segnalazione. Gli accertamenti dei poliziotti provinciali sono nati in seguito alla segnalazione giunta dall’imprenditore brianzolo taglieggiato. Memore dell’inchiesta appena condotta dagli agenti su infiltrazioni della ’ndrangheta in Brianza in relazione a un traffico illecito di rifiuti (quella relativa alla discarica di via Molinara a Desio e ad altri siti usati per smaltire irregolarmente) l’imprenditore ha chiesto alla Polizia provinciale se l’uomo che si era presentato a lui come appartenente alla mafia calabrese fosse veramente un esponente della criminalità organizzata.

Le minacce. Dopo la denuncia della vittima sono così partite le indagini. M.M., che lavorava nel bar presso il centro benessere St.Andrews di Monza (un impiego attraverso il quale ha conosciuto le sue vittime) e che poi si è riciclato come commesso in un supermercato, chiedeva un appuntamento alle persone alle quali voleva avanzare le sue richieste, dopo di che, trovatosi faccia a faccia con loro, le minacciava per avere i soldi: «Ti hanno sentenziato, c’è già pronta una squadra in arrivo dalla Calabria per te». Frasi pesanti che servivano per spaventare gli imprenditori e convincerli a sborsare i soldi. La prima richiesta, quella nei confronti dell’imprenditore milanese, ammontava a 30mila euro, dei quali fino al momento dell’arresto 8mila versati e 5mila promessi. Per quanto riguarda la seconda, quella avanzata alla vittima brianzola, M.M. avrebbe intascato un piccola somma inizialmente arrivando a chiedere 40mila euro, di cui 20mila consegnati quando è scattata la trappola che ha permesso di porre fine al suo business. Altre due persone sarebbero state oggetto di estorsione.

Incensurato ma "sgamato". Su questo, però, sono ancora in corso accertamenti. Con gli imprenditori, comunque, l’uomo aveva saputo essere convincente. Pur essendo incensurato aveva imparato bene la lezione del malavitoso: inizialmente si rivolgeva ai suoi “clienti” con gentilezza, senza far presagire le sue reali intenzioni. Poi, una volta rimasto solo con le vittime, usava espressioni da vero mafioso, minacciando pesantemente le persone. Lo faceva in strada o in luoghi pubblici, non, ad esempio, negli uffici degli imprenditori: questo per evitare di essere ripreso o registrato. Alla fine però è stato scoperto ugualmente
Paolo Rossetti