Alzi la mano chi, come adulto, non ha mai sofferto il mal di schiena. Dolori dopo un importante impegno sportivo, oppure dopo aver alzato un peso o fatto un movimento improvviso, oppure semplicemente dopo una giornata di lavoro passata quasi tutta da seduto. Se poi non arriva improvviso il “colpo della strega” che impedisce di muoversi. Senza scomodare statistiche, si è certi che il mal di schiena è un male diffuso. Come va preso?
Abbiamo girato la domanda a Donatella Bonaiuti direttore della medicina riabilitativa dell’ospedale San Gerardo di Monza, vicepresidente della Simfer, Società italiana di medicina fisica e riabilitativa. “Faccio una premessa: bisogna affrontare il mal di schiena in modo razionale, senza drammi ma nemmeno con superficialità. Quando insorge bisogna curarlo nel modo più semplice: antiinfiammatori. Se il dolore persiste e non se ne va nel giro di un mese è necessario rivolgersi al medico di base, che deciderà se indirizzare il paziente da uno specialista o se prescrivergli esami. Io dico che nel primo mese in cui si avverte dolore non si devono fare né radiografie né risonanze”.
Eppure l’italiano medio, normalmente, preferisce accertarsi subito di che cosa si tratta e pretende che il medico gli dia esami. “Purtroppo è un malcostume che va a gonfiare la spesa pubblica in termini di esami fatti e non ritirati, in poche parole inutili”. Eppure, il mal di schiena va preso in taluni casi sul serio. “Noi medici chiamiamo certi sintomi ‘red flags’ bandiere rosse che indicano pericolo. È quel mal di schiena ad esempio, che non passa, che si manifesta associato alla rigidità di alcune articolazioni. I lombi restano sempre il luogo in cui si avverte il dolore, ma all’origine, come cause, ci possono essere problemi gravi: tumori, disseccazione dell’aorta, fratture misconosciute, osteoporosi o infiammazioni al disco o alla colonna vertebrale. Si tratta di casi particolari, in ogni caso, da analizzare attentamente”.
Il percorso verso la salute, nei casi in cui il dolore non passa con i normali antiinfiammatori, si articola così: il medico di base rinvia allo specialista, un fisiatra e un ortopedico specialista della colonna vertebrale. Questo professionista visita il paziente e indaga. I casi più diffusi cui si trova di fronte sono l’ernia al disco o la stenosi del canale. La stenosi è dovuta a delle escrescenze di osso che crescono con l’avanzare dell’età: si chiamano “becchi” e possono andare a ostacolare il passaggio delle radici nervose dentro la colonna.”L’ostruzione fa male –spiega Boniauti – : si sente male quando si cammina, passa quando ci si china”.
Ma poi che succede? “Tutti e due i casi, ernia e stenosi, possono risultare lievi ed essere corretti con la rieducazione; se gravi occorre intervenire chirurgicamente”.
La dottoressa propende per il bisturi come ultima ratio. E alla prevenzione come prima arma contro il mal di schiena: “Fare movimento e regolarsi negli sforzi. Se si solleva un peso è bene allargare la base di appoggio, le gambe, e tenere il peso vicino al corpo”. E qui arriva un concetto che non molti sanno: contrariamente al luogo comune che ‘stare a riposo, sdraiati fa bene’ Bonaiuti propone il contrario: bisogna muoversi comunque. E spiega il perché: “Il disco che c’è tra le vertebre, per rinnovare il proprio tessuto funziona come una spugna: aspira gli alimenti quando siamo in posizione distesa, quindi di notte, quando si dorme, ma poi deve schiacciarsi per espellerli, come quando si sta in piedi. Non a caso chi è stato operato di ernia viene invitato a camminare il più presto possibile. Questo significa anche che alla persona normale passare la gran parte del tempo diurno seduti non fa bene. Buon movimento, dunque”.
Le statistiche
(Fonte : dati SIMG, elaborazione da Steffers et al. Arthritis Care and Research, marzo 2015 La quota di popolazione che soffre mal di schiena almeno una vlta nella vita: 80%. La percentuale di assenze dal lavoro a causa di episodi di mal di schiena: 12-13%
I tre gradi del mal di schiena
ACUTO: dura meno di un mese. Può essere provocato da traumi, sforzi fisici improvvisi o impropri, strappi muscolari. SUBACUTO: dura da un mese a tre-sei mesI. In questa fase occorre rivolgersi a uno specialista in lombalgia per una corretta diagnosi. CRONICO Dura oltre tre-sei mesi. Può essere provocato da discopatie, degenerazione delle articolazioni vertebrali, spondilolistesi (cattivo “aggancio” fra due vertebre), deformità, artrosi, crolli vertebrali in caso di osteoporosi.
Che cosa può innescare la lombalgia e di quanto aumenta il rischio (dolore entro le successive due ore)
1)Essere distratti durante un gesto che coinvolge la colonna vertebrale: 25 volte; 2)postura scomoda: 8 volte; 3)Sollevare un oggetto non tenendolo vicino al corpo: 6,2 volte; 4)Fare movimenti che coinvolgono persone o animali (es. aiutare un anziano ad alzarsi dal letto): 5,8 volte; 5)Sollevare oggetti che non si afferrano bene o da una posizione instabile: 5,1 volte; 6)Sollevare carichi pesanti: 5 volte; 7)Attività fisica vigorosa: 3,9 volte; 8)Affaticamento, stanchezza: 3,7 volte
Il reparto, blocco B, sesto piano: medicina riabilitativa dell’ospedale San Gerardo
La medicina riabilitativa del san Gerardo dispone di due ambulatori di fisiatria generale, uno a Monza che sostiene 12 visite al giorno e uno a Macherio (14). Oltre al mal di schiena vengono curate tutte le patologie che derivano da ictus o da malattie degenerative come sclerosi, sla e parkinson. Oltre al direttore, vi lavorano tre medici, sei infermieri e altrettanti os. Una ventina i fisioterapisti. Dieci i letti a disposizione