‘Ndrangheta, al maxiprocessorestano solo 39 imputati

Trentanove imputati e una certa confusione. È partito questa mattina, davanti all'ottava sezione del tribunale penale di Milano presieduta dal giudice Maria Luisa Balzarotti, il processo ai presunti affiliati alla 'ndrangheta calabrese in Lombardia e in Brianza.
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Milano – Trentanove imputati e una certa confusione. È partito questa mattina, davanti all’ottava sezione del tribunale penale di Milano presieduta dal giudice Maria Luisa Balzarotti, il processo ai presunti affiliati alla ‘ndrangheta calabrese in Lombardia e in Brianza, raggiunti l’estate scorsa dalle ordinanze dell’operazione “Infinito”. Delle oltre 170 persone arrestate un anno fa in Lombardia, una quarantina ha scelto il rito ordinario, mentre altri 119 imputati hanno optato per la via dell’abbreviato, a partire dal prossimo 9 giugno. Aula gremita, con divieto assoluto di ingresso a telecamere e macchine fotografiche in tutto il palazzo di giustizia milanese.

Il processo, dopo una lunga attesa, sembra essere partito “zoppicante”, a causa di problemi e omissioni relativamente alle notifiche degli atti, e per un calendario di udienze che rischia di sovrapporsi con l’altro processo, quello che si svolgerà in abbreviato, a partire appunto dal prossimo mese. Il tribunale, per permettere di sanare i problemi di notifica degli atti, ha rinviato il processo al prossimo 14 giugno, nell’aula bunker di via Ucelli di Nemi, a Ponte Lambro. Tra i 39 imputati, detenuti in diversi carceri del nord Italia e in quello di Catanzaro, ci sono anche Giuseppe “Pino” Neri, considerato l’ex capo della malavita organizzata calabrese in Lombardia, Vincenzo Novella, figlio del boss Carmelo, ucciso nel 2008, Ivano Perego della “Perego General Contractor”, società che ha curato la realizzazione di alcuni lavori in città, come per esempio la rotonda di piazza Virgilio, oltre a diversi presunti affiliati alle cosche brianzole. Tra questi, oltre a molti nomi di secondo piano, spiccano quelli di Domenico e Candeloro Pio, considerati i capi del “locale di Desio”; al primo farebbe riferimento il gruppo dedito alle attività di usura ed estorsione, il secondo, invece, avrebbe rappresentato il “braccio armato” della cosca.

In tribunale sono arrivati, per assistere al processo, anche i giovani dell’associazione “Ammazzatecitutti”. Assieme agli esponenti dell’associazione, presieduta in Lombardia da Massimo Brugnone, in aula anche i ragazzi del liceo artistico milanese di Brera. I giovani indossavano le caratteristiche magliette con su scritto “E adesso ammazzateci tutti”. Presenti anche i rappresentanti di alcune associazioni antimafia lombarde, come “Qui Lecco Libera”. Tre le possibili parti civili nel processo, infine, ci sono il Ministero degli Interni, il Comune di Bollate, la curatela fallimentare delle aziende di Perego, la regione Calabria ma nessun Comune brianzolo.
Federico Berni