È diventata la più gettonata alternativa alla rinoplastica, tanto da meritare l’appellativo di «dolce». Consiste nel correggere l’estetica del naso senza interventi chirurgici, ricorrendo a filler per riempire aree irregolari, alzare la radice del naso o sollevare appena la punta.
Mentre i prodotti riassorbibili, come l’acido jaluronico, sono fondamentalmente innocui e danno un buon risultato, seppur di durata limitata, diverso è il discorso per i filler semi-permanenti e permanenti. In questi casi una moda accettabile può diventare pericolosa, perché il corpo può non riuscire a metabolizzare le sostanze utilizzate, che vengono talora percepite come corpi estranei, causando gonfiore, ulcere, infezioni e cicatrici.
Danni estetici e psicologici enormi, capaci di danneggiare in modo permanente l’estetica del viso, rendendo spesso difficile un nuovo intervento chirurgico. L’allarme è stato lanciato in occasione del convegno europeo di maggiore rilievo nel settore della rinosettoplastica aperta, il «Bergamo Open Rhinoplasty Course», che si è aperto al Centro Congressi Giovanni XXIII di Bergamo, con la direzione di Enrico Robotti, primario del reparto di Chirurgia Plastica degli Ospedali Riuniti di Bergamo e presidente-eletto della Società italiana di chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica (Sicpre), e Riccardo Mazzola, docente all’Università di Milano.
Il corso internazionale, giunto alla terza edizione, ha richiamato a Bergamo centinaia di professionisti provenienti da tutto il mondo, Australia ed Estremo Oriente compresi.
L’iniezione dei filler può avvenire in tre punti: alla radice del naso, per far scomparire la gobba, alla punta, per un naso all’insù, oppure sul dorso, nel caso del cosiddetto naso a sella, che presenta schiacciamenti o vuoti da riempire, anche lasciati da un precedente intervento di rinoplastica chirurgica riuscito male. Per migliorare il risultato si inietta anche botulino alla base del naso, per paralizzare temporaneamente il piccolo muscolo che fa abbassare la punta.
Nel caso dei filler riassorbili l’effetto scompare di solito entro un anno, mentre con quelli permanenti il risultato è definitivo, ma con gravi rischi per la salute del paziente.
«In entrambi i casi il rinofiller correggono esclusivamente un problema estetico e mai uno funzionale, per cui l’intervento chirurgico rappresenta l’unica soluzione – ha spiegato Enrico Robotti -. Entrambi possono generare reazioni avverse, ma quelle derivate dai filler permanenti sono molto più pericolose. Le sostanze utilizzate, come il silicone liquido e i metacrilati, a volte di provenienza dubbia o nate per indicazioni differenti, possono dare luogo a granulomi da corpo estraneo che si manifestano con rigonfiamenti anomali delle zone trattate, nodosità e ulcerazioni, fenomeni che possono durare mesi o anni, deturpando in modo significativo il viso. L’unica soluzione in questi casi è la pulizia chirurgica per rimuovere ogni traccia del corpo estraneo, con inevitabili cicatrici. E a volte anche la chirurgia secondaria è impossibile, rendendo permanenti danni generati nel tentativo di migliorare il proprio aspetto fisico senza le necessarie cautele».
L’appello lanciato dai professionisti riuniti a Bergamo è stato unanime: mettere al bando i filler permanenti, istituire un serio sistema di controllo su tutte le sostanze che vengono iniettate a scopo estetico e informare correttamente la popolazione dei rischi che si corrono quando si opta per queste procedure, tutt’altro che prive di effetti collaterali.
«Il rinofiller non è mai un’alternativa all’intervento chirurgico di rinosettoplastica. Nel migliore dei casi, se si usa un riempitivo riassorbibile di buona qualità, si può arrivare a un miglioramento temporaneo dell’aspetto del naso, mentre nel peggiore si può rovinare pesantemente e per sempre il viso di una persona – ha sottolineato Robotti -. Inoltre non può mai modificare la struttura del naso. Quindi il consiglio è di rivolgersi sempre a professionisti competenti e preparati, che sapranno indicare la soluzione migliore per ogni singolo caso, in totale sicurezza».