Il Giappone non si addice più alla Ferrari. A Suzuka, conquista tutta la prima fila con Vettel e Leclerc, ma la Mercedes vince con Bottas e conquista la sesta vittoria consecutiva (4 Hamilton, una Rosberg e Bottas) e il sesto titolo mondiale costruttori consecutivo, eguagliando il record della Rossa degli anni d’oro (1999-2004) di Schumacher.
Una gara che Sebastian Vettel ha compromesso sbagliando la partenza (mossa in leggerissimo anticipo, frenatina e ripartenza) e provocando il patatrac: Bottas, come un fulmine, ha allargato sulla sinistra superando sia il tedesco sia Leclerc, forse disorientato dall’errore del compagno di squadra. Dietro a Leclerc è arrivato Verstappen che, si sa, quando cerca di sorpassare lo fa, non importa dove e senza pensare alle conseguenze.
Il dove di Verstappen era sulla traiettoria di uscita, che Leclerc ha preso correttamente mentre la Red Bull dell’Olandese cercava il sorpasso finendo però ruota a ruota con la Ferrari e, di conseguenza, fuori pista. Gara rovinata per i due poulain.
Leclerc andava avanti poi veniva richiamato dal box per cambiare musetto e dopo essere ripartito ultimo, con una serie di sorpassi giungeva sesto al traguardo; Verstappen cercava di proseguire ma poi rientrava al garage ritirandosi. Un vero peccato: a quel punto il GP del Giappone aveva perso tutto il suo fascino.
Se devo condannare l’errore di Vettel in partenza, ne devo però rimarcare la condotta di gara, soprattutto nel finale quando ha resistito all’attacco di Hamilton. Posso paragonarlo a un difensore del calcio, che fa autogol e poi ricerca spasmodicamente di riparare al danno riuscendo a segnare la rete del pareggio.
Alla Ferrari, più veloce della Mercedes sul giro secco (nella qualifica mattutina Vettel aveva superato Leclerc ed entrambi si erano piazzati in prima fila davanti alle due Mercedes di Bottas e Hamilton), non è stata sufficiente la maggiore velocità in rettilineo, perché la Mercedes aveva un passo gara superiore.
La pista di Suzuka è tecnicamente favorevole alle monoposto equilibrate come la Mercedes. È anche vero che partendo in testa, e con Leclerc a proteggergli la marcia, la gara di Vettel e della Ferrari in generale sarebbe potuta cambiare. Magari una doppietta no, ma la vittoria quando si è davanti a spingere non è mai chimera. Anche se l’avversario ha macchina più efficace sul passo.
C’è comunque da considerare l’ennesimo errore di Vettel. La sua frenesia di non farsi superare in partenza da Leclerc, ha portato il tedesco all’ennesimo errore confermando che quando è sotto pressione il buon Sebastian è portato a sbagliare. Certo, quando guidava la Red Bull dei quattro titoli mondiali, Vettel non ne commetteva: la macchina di Adrian Newey non aveva rivali, il paragone non tecnico ma di risultati poteva essere fatto con la Williams di Damon Hill e Jacques Villeneuve disegnata da Patrick Head. Oggi Vettel mi conferma di essere paragonabile una diva sul viale del tramonto, che recita col mestiere ma sul viso ha qualche ruga di troppo. Non avendo le capacità tecniche di Lewis Hamilton, Sebastian, nell’anno prossimo, dovrà rassegnare al nuovo che avanza. E il nuovo, in casa Ferrari, si chiama Charles Leclerc.
Il sesto posto del monegasco (retrocesso in settima posizione per penalità di 15” in relazione al contatto con Verstappen, ndr
), ripartito ultimo dopo il cambio del musetto in seguito all’incidente con Verstappen, è stato ottenuto con una serie di sorpassi anche difficili. Ha superato tutti, tranne la McLaren di Sainz (quinto) e la Red Bull di Albon (quarto). Modesto il risultato delle Alfa Romeo (tredicesimo Raikkonen, quindicesimo Giovinazzi) che per la prossima stagione avranno bisogno di ben altri investimenti se si vorrà fare onore a un nome glorioso.