#Morosininpista: il Gp di Francia a Hamilton nella F1 diventata una tazzona di camomilla

Nella tazzona di camomilla del Gp di Francia vince ancora Hamilton su Mercedes, senza sorprese. Ma i problemi sono altri: l’analisi di Nestore Morosini.
radaelli Monza Gran premio 2018 Chasey Carey
radaelli Monza Gran premio 2018 Chasey Carey Fabrizio Radaelli

Nessuna sorpresa, Lewis Hamilton non può avere rivali guidando una Mercedes: è il pilota più bravo, ha una monoposto che è un aeroplano, vincere il GP di Francia gli è stata normale amministrazione. Così come è stata normale amministrazione l’ottava vittoria nelle prime otto gare del mondiale, con un’altra “doppietta”, la sesta del 2019. Ma, devo dire, fra la gara del Paul Ricard e due litri di camomilla non c’è stata differenza: conciliatori di sonno anche agli spettatori più stakanovisti della formula 1. Liberty Media sta buttando alle ortiche uno sport che avrebbe potuto rivitalizzare dopo la dittatura di Bernie Ecclestone solo costringendo la Federazione guidata da Jean Todt ad accettare cambiamenti che potessero privilegiare l’intelligenza, la genialità e l’esperienza dei progettisti relegando le gomme non a protagonista ma a puri e semplici accessori dell’auto. In più, le immagini televisive della formula 1 sono scarse e dirette ancora peggio: mentre c’è un duello in testa, com’è accaduto negli ultimi giri fra Bottas e Leclerc, non si può mandare in onda Ricciardo che cerca di passare una Red Bull!

Il buon Carlo Vanzini, aiutato dal buon Marc Gené in cabina di Sky, ha sudato le classiche sette camice per far fronte alla pochezza della regia televisiva e proporre argomenti in grado di tenere svegli i telespettatori. Con la sua classe e la sua oratoria appassionata è riuscito a svegliarmi negli ultimi due giri, quando Leclerc ha tentato inutilmente il sorpasso di Bottas, trasformando la tazzona di camomilla in accettabile grappino, molto “ino”!

Partito con Hamilton in testa, seguito da Bottas, Leclerc e Verstappen il GP di Francia ha mutato, per quel che riguarda quelle di vertice, soltanto la posizione di Verstappen che aveva da superare, partendo settimo, le McLaren di Lando Norris e Carlos Sainz. Il tedesco della Ferrari ha svolto il suo compitino senza problemi, addirittura prendendosi anche il punto del giro più veloce quando la Ferrari, stavolta con criterio, lo ha chiamato a cambiare gomme a tre giri dal termine: tanto a quel punto, Vettel era quinto con tanto vantaggio su Sainz.

Se dentro la tazzona di camomilla devo trovare un cenno di merito, lo tirerò fuori per Leclerc e Norris. Il primo dovrebbe aver convinto la Ferrari di puntare stabilmente su di lui, che è considerabile il futuro capitano di Maranello. Il secondo, diciannove anni, non ha ceduto ad avventure rispettando anzi le disposizioni della squadra “Sono più veloce di Sainz, posso passarlo?”, ha chiesto al muretto McLaren il giovane Lando”; risposta: “No, perché non hai il DRS”. Domanda: “Non ce l’ho o non me lo volete dare?”. Discorso chiuso: “Non ce l’hai”. Ecco come si comincia a demotivare quello che, in pectore, è un promettentissimo pilota.