Lo direste che questa donna, con le racchette per le camminate in montagna, sia stata trapiantata di entrambe le mani? Eppure è così. Si chiama Carla Mari, abita a Gorla.Minore. Fece l’operazione quattro anni fa al San Gerardo di Monza, a cura del dottor Massimo Del Bene, primario di chirurgia della mano.
La vita della signora Carla, impiegata amministrativa, era stata sconvolta nel 2008 da una setticemia. Era stato lo stesso Del Bene a doverle amputare entrambe le mani e i piedi.
Da quello stesso giorno Carla Mari non si è mai data per vinta, ha combattuto, ha richiesto immediatamente di essere sottoposta ad un trapianto.
“Non potrò mai dimenticare quella sera- ci racconta la signora Carla dalla sua casa di Gorla Minore-: arrivò una telefonata, dissero a mio marito che c’era una donatrice e potevano operarmi”. Allo stesso tempo non potrà mai dimenticare quella donna che con il suo ultimo gesto di generosità le ha permesso una nuova vita.
Oggi fa la casalinga,la sua nuova vita è fatta di piccole conquiste quotidiane.
I controlli ospedalieri sono sempre più rari, non più di una volta ogni mese e mezzo, la fisioterapia le occupa un pomeriggio alla settimana, ma fa terapia ogni volta che utilizza le sue mani “nuove” per cucinare, stirare o realizzare oggetti in terracotta.
E intanto al San Gerardo si sta preparando un altro candidato al doppio trapianto di mani.
Si chiama Rodoan Schiopu, è moldavo, ha 28 anni. Ha subito l’amputazione di entrambe le mani quando aveva solo 13 anni per un incidente domestico con la corrente elettrica. Si attende l’autorizazione del Ministero e quindi si darà il via a gennaio alla ricerca di u7n donatore compatibile.
Il tempo stringe perché Rodoan ha un permesso di soggiorno che scade a marzo. “Già alla fine di questo mese – dice il dottor Del Bene- preleveremo delle cellule staminali dal suo midollo e le coltiveremo in laboratorio”.
Come nel caso dell’intervento a Carla Mari, quattro anni fa, le cellule staminali saranno utilizzate nelle 24 ore immediatamente successive all’intervento per evitare crisi di rigetto e per ridurre drasticamente il numero di farmaci anti-rigetto.