Mia figlia di tre anni non parla con persone estranee alla cerchia famigliare. Devo preoccuparmi?

Solo timidezza o c’è dell’altro? Risponde la dottoressa Giulia Casiraghi, terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva.
Una bambina - Foto di AURELIE LUYLIER da Pixabay
Una bambina – Foto di AURELIE LUYLIER da Pixabay

Buongiorno, mia figlia ha tre anni e, in casa e con persone che conosce molto bene, è una bambina socievole, solare e chiacchierona, pronuncia bene tutte le parole ed è in grado di comporre delle frasi.

Ho notato da qualche mese che in alcune situazioni sembra trasformarsi in un’altra; la cosa principale è che smette di parlare appena arriva qualcuno esterno alla sua cerchia di persone fidate.

Anche quando le insegnanti si collegano a distanza, lei non parla mai.

Questi comportamenti emergevano anche alla scuola materna, non parla con le insegnanti ma riesce a parlare con un solo bambino della sua classe.

Mi devo preoccupare per questa estrema timidezza? Oppure ha un problema di linguaggio e devo rivolgermi ad un logopedista?

Buongiorno, come ha evidenziato la bambina ama parlare ed è disinibita in alcuni contesti sociali, quindi andrei ad escludere un disturbo del linguaggio e quindi un consulto logopedico non mi sembra la priorità per sua figlia.

Il quadro che lei sta descrivendo non sembra essere una semplice timidezza, sembra un quadro di mutismo selettivo.

Le spiego meglio di cosa si tratta.

Sembra più che la sua bimba non riesca ad adattarsi alle situazioni sociali diverse da quella strettamente familiare, come per esempio la difficoltà nel parlare alla scuola materna o in presenza di persone che conosce poco.

Il mutismo selettivo ha proprio queste caratteristiche, la fatica a parlare in alcuni contesti sociali.

Il disturbo è legato ad una condizione ansiosa del bambino nel vivere queste situazioni.

Quello che vediamo non è solo l’assenza di linguaggio, ma spesso anche un congelamento del comportamento, della mimica e dei gesti.

Per esempio un bambino può interrompere l’attività a cui si stava dedicando al sopraggiungere di un estraneo.

La selettività con cui il comportamento e la capacità di comunicare verbalmente si alterano è collegata sia al luogo che alle persone. Ci sono alcuni bambini che parlano solo in certi luoghi, altri solo con certe persone o più spesso un insieme fra le due variabili.

La cosa positiva che lei descrive è la presenza di un compagno con cui la bambina riesce ad aprirsi, sicuramente è un ottimo punto di partenza, intanto le consiglio di favorire gli incontri individuali con questo bambino.

Altre strategie per aiutare la sua bambina potrebbero essere quelle di coinvolgerla comunque in attività senza porle domande dirette, le quali altro non farebbero che aumentare lo stato di ansia nelle relazioni sociali.

Altri consigli non me la sento di scriverli in quanto ogni bambino con mutismo selettivo ha un funzionamento, risorse e fatiche personali, dovrei conoscerla per progettare un intervento personalizzato sulla sua bambina.

Le consiglio di rivolgersi ad un TNPEE specializzato nel trattamento del mutismo selettivo e anche ad un neuropsichiatria infantile al fine di procedere con una diagnosi in modo da tutelare la bambina nel suo percorso scolastico.

Prima interverrete più alte saranno le possibilità che la bambina superi questa situazione.

Giulia Casiraghi *

* Laureata all’Università di Milano Bicocca, è TNPEE – Terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva. Iscritta all’albo professionale dei terapisti della neuropsicomotricità dell’età evolutiva n°448. Si occupa di età evolutiva, in particolare segue bambini e ragazzi tra zero e 18 anni con disturbi del neurosviluppo. Lavora come libera professionista a Milano e nella provincia di Monza e Brianza. Per info: mail, Facebook, Instagram.