Medici di famiglia:allarme estinzione

Medici di famiglia:allarme estinzione

Mancano studenti di medicina generale e, nel giro di pochi anni, mancheranno i medici di base. A delineare questa situazione è Vittorio Caimi, responsabile dei medici di base della Provincia di Monza e docente della Scuola superiore di ricerca in medicina generale di Milano. «Il problema -spiega Caimi- è duplice: da una parte sono pochi gli studenti che si specializzano in medicina generale, dall’altra saranno tantissimi i pensionamenti che sono previsti nel 2015 e che, come conseguenza, avranno un cambio generazionale che creerà un vuoto».

Sul centinaio di studenti che ogni anno si iscrivono alla facoltà di medicina di Monza, solo uno o due dichiarano, all’inizio dei loro studi, di voler diventare medico di medicina generale. E, anche se dopo un periodo di tirocinio affiancati a medici di base qualcuno cambia idea, sono solo due o tre studenti all’anno che discutono una tesi specialistica in medicina generale. «Eppure qui -commenta Caimi- è una realtà ancora felice. Dal 1999 abbiamo anche un corso di medicina generale. In altre università, dove non ci sono corsi di medicina generale, i medici generici sono ancora meno. Tanto pochi da far fatica a coprire i bandi regionali». Ma se, per ora, il problema resta confinato nelle aule universitarie, si farà poi sentire più forte e più diffuso tra cinque o sei anni, quando si accavalleranno tantissimi pensionamenti per i medici: «Per una serie di coincidenze -continua Caimi- il 2015 sarà un anno in cui molti medici andranno in pensione. Sarà l’occasione, per i molti precari oggi trentacinquenni e quarantenni, per ottenere un contratto a tempo indeterminato. Ma difficilmente si riuscirà a coprire la fascia dei medici di base, che in Brianza sono circa settecento, un centinaio solo a Monza».

Tra i motivi di questo vuoto tra i medici generici, ci sarebbe l’eccessiva specializzazione della medicina. Ragazzi che, a vent’anni, si iscriverebbero alla facoltà di medicina con l’idea di diventare microchirurghi o cardiochirurghi o chirurghi della mano, ma non medici generici: «Si tratta -conclude Caimi- della naturale conseguenza del contesto specialistico in cui si formano. E solo quando arrivano al quarto anno, durante il tirocinio, qualcuno cambia idea e si avvicina alla medicina generica. Una specializzazione che ancora vedono come di serie B, ma che in realtà necessità di una grande sensibilità, per il contatto continuo e continuato che, negli anni, si ha con il paziente e con il contesto familiare che vive».
Elena Lampugnani