Settantuno anni, vissuti intensamente. Piuttosto, anzi molto. Lou Reed è morto domenica 27 ottobre a Long Island. È morto per le conseguenze della malattia che in primavera l’aveva portato a subire un trapianto di fegato. La notizia è arrivata dal magazine Rolling Stone nel tardo pomeriggio di domenica e subito ha fatto il giro del mondo.
“Una leggenda di New York che ha aiutato a plasmare circa 50 anni della musica rock” ha scritto la rivista americana, “poeta-punk e leggenda del rock” l’ha definito il Washington post riportando le parole del suo agente.
Cantante, musicista, autore, interprete, sperimentatore. Poeta e voce della vita di New York. Dagli esordi al grande successo coi Velvet Underground, la vicinanza con Andy Warhol e un campionario di tematiche che ne fecero un maledetto sulle scene per scandalizzare. Dopo i Velvet e Nico nella seconda metà degli anni ‘60, la carriera solista negli anni ’70. Cupi, costellati di successi ma anche di grandi tormenti (e dipendenza dalle droghe). Ma con altri tre decenni di mutamenti, pubblicazioni (in tutto quarantasei tra album in studio, live e raccolte), collaborazioni per il cinema con Wim Wenders, il matrimonio con Laurie Anderson e l’ultimo album, “Lulu”, con i Metallica che tanto aveva fatto parlare. A conferma della poliedricità dell’artista, nell’inverno del 1972 la rivista The Paris Review aveva pubblicato una delle sue poesie, al fianco di Bruce Andrews e Allen Ginsberg: “The murder mistery” (vai).
Uno dei più grandi successi “Transformer” del 1972 (il disco con Perfect day e Walk on the wild side) è scaricabile gratuitamente da MediaLibraryOnline (vai), il sistema di biblioteca digitale cui aderiscono anche Brianza Biblioteche e il sistema bibliotecario del Vimercatese.
Le hit di Transformer, con Sweet Jane, Sad Song e Metal Machine Music, sono tra le venti canzoni essenziali della produzione di Lou Reed segnalate da Rolling Stone (vai). Non c’è Sunday morning, e la sua ansia mascherata delicatamente col carillon. Eccola qui.