L’omicidio Radice e di Muggiò: ecco i casi brianzoli del Ris

L’omicidio Radice e di Muggiò: ecco i casi brianzoli del Ris

Monza – L’omicidio di Lorena Radice, la donna trovata morta a Monza a Natale di due anni fa per il cui decesso è stato condannato in primo grado il marito, il cadavere carbonizzato trovato un paio di mesi or sono a San Fruttuoso, l’incredibile vicenda di Dania Leon, peruviana uccisa dal convivente (un autista della Tpm) a Muggiò, messa nell’acido e poi murata in una intercapedine della casa di Velate dove i due dovevano andare ad abitare.

Sono tra i casi più eclatanti di cui si sono occupati i Ris per la Procura di Monza. Nel caso Radice il colonnello Luciano Garofano, comandante del reparto, ha testimoniato in aula, al secondo piano del Palazzo di Giustizia di piazza Garibaldi, smentendo la tesi del suicidio e accreditando quella dell’omicidio: «La morte per soffocamento con il sacchetto avrebbe dovuto lasciare all’interno dello stesso tracce più significative», aveva spiegato.

«Per arrivare a queste conclusioni abbiamo apposto due diversi sacchetti sulla testa di due carabinieri e li abbiamo sottoposti ad analisi per riscontrare le tracce biologiche». Sangue della vittima, infatti, era stato trovato anche su uno dei frammenti di un altro sacchetto, ritrovato sotto il letto della donna.

Per il caso di Muggiò, ad esempio, il Ris aveva effettuato prove nel laboratorio chimico per cercare di capire se per caso la donna fosse stata murata viva e se l’uomo accusato della sua morte avesse premeditato l’omicidio. Tentativi che, nonostante l’accuratezza delle indagini scientifiche, non avevano permesso di accumulare elementi tali da suffragare queste tesi.

Ma, ormai è assodato, le investigazioni scentifiche riguardano tutti i tipi di reato. E, infatti, il Ris è stato chiamato in causa per un furto di viedopoker in un bar di Vimercate (gennaio 2008), per bloccare un monzese e sua cognata, di Vimercate, responsabili di una rapina ai danni di un’anziana. L’uomo era stato smascherato analizzando un nastro adesivo e una bandana sulla quale c’erano sue tracce (febbraio 2008).

Ma il reparto con sede a Parma è intervenuto pure nel caso di un rapinatore entrato in azione a Monza, in via Buonarroti, scoperto analizzando un mozzicone di sigaretta e condannato nel novembre 2007. L’elenco, naturalmente non finisce qui: l’anno scorso il Ris si è mosso 45 volte su input della Procura di Monza, spesso per furti, ma anche per armi, violenze sessuali come quelle commesse da un uomo che, in zona Groane, prima anestetizzava le proprie vittime e poi abusava di loro. Spesso e volentieri dai rilievi sono arrivate indicazioni precise per scoprire i colpevoli o per confermare i sospetti che l’Arma territoriale aveva nei confronti di qualche persona.

Un lavoro prezioso che testimonia come le investigazioni scientifiche siano destinate a prendere sempre più piede, a contribuire alla soluzione dei casi investigativi, soprattutto quando sarà disponibile la banca dati del Dna.