L’omicidio Dalla Chiesa A «Lissone per la legalità»

Lettere e testimonianze del generale Dalla Chiesa a trent'anni dalla sua morte. Sono state riproposte nel corso della serata per la legalità che si è tenuta a Palazzo Terragni a Lissone. Ospite dell'incontro il magistrato Pietro Calabrò.
L’omicidio Dalla Chiesa A «Lissone per la legalità»

Lissone – Trent’anni fa il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, neo prefetto di Palermo e la sua giovane moglie Emmanuela Setti Carraro, vennero assassinati dalla mafia. Capire il perchè e come questa vicenda sia ancora oggi così attuale, è stato il tema centrale della serata di apertura della rassegna «Lissone per la legalità», svoltasi giovedì sera a Palazzo Terragni. L’evento rientra in una serie di iniziative per sensibilizzare l’opinione pubblica e coinvolgere i cittadini, in particolare i giovani, sul tema della legalità e del rispetto delle regole. Un programma articolato, con uno sviluppo biennale ed alcune proposte rivolte alle scuole. Sul palco di palazzo Terragni anche il magistrato Piero Calabrò, lissonese da due anni, che ha sottolineato l’importanza di portare il progetto nelle scuole e di puntare sui giovani in tutti i campi, nel lavoro e nella cultura. Calabrò ha parlato di conoscenza, come punto basilare per diffondere la conoscenza dei fatti e dei possibili rimedi. Presente tra il pubblico anche le crocerossine di Monza, il comandante della stazione dei carabinieri di Lissone, maresciallo Roberto Coco, e GianMaria Setti Carraro, fratello di Emmanuela. Al termine degli interventi, un suggestivo reading teatrale attraverso scritti, immagini, testimonianze e lettere hanno rivelato alcuni aspetti nascosti del carattere e degli stati d’animo del generale Dalla Chiesa e di Emmanuela Setti Carraro.
Erica Sironi