Lissone: occhiali, tre furti sospettiFabbrica: titolari e soci alla sbarra

Quattro imputati di simulazione di reato e 'fraudolenta dispersione di cosa propria' per dei furti 'sospetti' avvenuti al punto vendita lissonese della Fabbrica degli occhiali, store di ottica ben visibile lungo la Valassina. Il processo si svolge davanti al giudice monocratico Patrizia Gallucci.
Lissone: occhiali, tre furti sospettiFabbrica: titolari e soci alla sbarra

Lissone – Quattro imputati di simulazione di reato e ‘fraudolenta dispersione di cosa propria’ per dei furti ‘sospetti’ avvenuti al punto vendita lissonese della Fabbrica degli occhiali, store di ottica ben visibile lungo la Valassina. Il processo si svolge davanti al giudice monocratico Patrizia Gallucci. Imputato principale Massimo Bianchi, 47 anni, di Gallarate, in qualità di amministratore della società che gestisce il punto vendita di Lissone e altri sparsi in diverse località della Lombardia e del Piemonte. Oltre a lui, sono finite sul banco degli imputati altre tre persone, in qualità di soci.

Il reato contestato dal pm Vincenzo Nicolini, consiste nell’aver “falsamente affermato di avere subito dei furti aventi ad oggetto occhiali ed altre cose che si trovavano all’interno del negozio (?) furti in realtà mai avvenuti, o comunque non avvenuti nei termini denunciati quanto alla refurtiva sottratta”. Varie le denunce finite nel mirino dell’accusa, riportate nel capo di imputaazione, presentate relativamente a furti che sarebbero avvenuti nei negozi di Lissone, Arone, Trezzano sul Naviglio, Cardano al Campo, Corbetta, Gallarate. Relativamente a tre episodi di Lissone, gli imputati avrebbero chiesto un risarcimento all’assicurazione pari a 60mila euro ciascuno, per un totale di 180mila euro.

La Aviva, compagnia assicurativa alla quale erano state presentate le denunce, ha fiutato qualcosa di sospetto, ed ha querelato gli imputati. Nella querela, si dice che “i furti avvenivano sempre con identiche modalià, mediante effrazione della stessa finestra, peraltro non protetta”. Sempre nella querela, si legge che, in merito a quanto denunciato “non si trovava documentazione relativa alla reale giacenza in magazzino”.

All’epoca dei furti, nel 2007, Il Cittadino aveva raccolto lo sfogo della responsabile del punto vendita di Lissone, estranea alle imputazioni che vengono contestate ora al tribunale di Monza: “ci sentiamo presi di mira, questo è il sesto furto che subiamo nel giro di tre anni. Per prevenire ulteriori danni avevamo anche installato il sistema d’allarme, che però non ha dato i risultati sperati- diceva il responsabile quattro anni fa- per questo stiamo pensando di assumere un vigilante, che presidi il negozio 24 ore su 24”. I furti erano stati denunciati regolarmente alla stazione carabinieri di Lissone. L’ultima udienza è stata celebrata martedì a palazzo di giustizia, davanti al giudice Patrizia Gallucci, che ha rinviato per sentire altri testi.
Federico Berni