Lettera aperta dalla YamahaTutti i perchè della protesta

Lettera aperta dalla YamahaTutti i perchè della protesta

Lesmo – La vicenda Yamaha si arricchisce di un nuovo capitolo. I cassaintegrati dell’azienda multinazionale nipponica hanno scritto e inviato durante il weekend una lettera aperta a tutti gli organi di stampa. Nella missiva le ex maestranze fanno una breve cronistoria dei fatti accaduti dal 26 novembre 2009 fino ad oggi, «per ristabilire – testuali parole – la verità dei fatti» spiegando le motivazioni di questa nuova protesta fuori dai cancelli di via Tinelli.

La lettera – «A seguito di numerose sollecitazioni da parte del sindacato e dell’rsu – si legge nella missiva – Yamaha Motor Italia consegna a luglio senza effettuare l’incontro specifico il bilancio d’esercizio 2009. Rsu e organizzazioni sindacali di categoria scoprono una particolare posta di bilancio che vede un accantonamento economico di  9.671.000 euro di cui 7.140.000 quale prudenziale quantificazione di oneri per rischi legali, nonché incentivi economici all’esodo, sostegno per il raggiungimento dei requisiti pensionistici, supporto per ricollocazione professionale, nonché il ripristino del sito. Nel mese di ottobre 2010 viene effettuato un incontro presso l’Aimb dove l’azienda alla domanda specifica su tale sproporzionato accantonamento non dà nessuna risposta plausibile, adducendo come veritiera, l’enorme cifra posta a bilancio. Perché sproporzionata tale cifra?».

Quesito aperto – Il quesito, che motiva il sit-in permanente, resta ancora aperto. Inoltre nello scritto viene sottolineato come si stanno valutando nuove strade per tenere alta l’attenzione sulla faccenda e come il presidio non si smuoverà finché non otterranno risposte soddisfacenti. In ultimo replicano alla lettera firmata una decina di giorni fa dai dipendenti che lavorano ancora per Yamaha che invitavano i loro ex colleghi a interrompere la protesta per paura di aver ripercussioni sulla loro attività lavorativa. «Il messaggio che quella lettera tenta di fare passare è indegno nel suo contenuto e paradossale nella sua logica – si apprende dallo scritto -. Indegno perché, nella sua vergognosa dialettica, tenta di associare la nostra legittima protesta ad un deliberato tentativo di “danneggiare” chi ancora lavora in Yamaha Motor Italia, e paradossale perché non considera una cosa fondamentale: la verità dei fatti. Chi è il responsabile di questa situazione? Non cadete nella trappola che Yamaha Motor Italia tenta subdolamente di tessere, mettendoci gli uni contro gli altri. Questa situazione è frutto di una mirata e feroce strategia che ha come ideatore e responsabile, una persona specifica, con un nome e un cognome: Hiromu Murata amministratore delegato di Yamaha Motor Italia».
Mi.B.