«Un’Olimpiade è un’esperienza unica». Parola di Dany Locati, villantese doc, che nel curriculum sportivo ha il nono posto ai giochi americani di Salt Lake City 2002. Lo ha raccontato a Marina Riva in una pausa delle gare allo Whistler sliding centre. Loro, entrambe classe ’77, hanno in comune i colori azzurri e la passione per lo skeleton. E, perché no, anche la frequentazione in allenamento della pista di atletica della Forti e Liberi a Monza. Locati e Riva si sono incontrate in Canada: nello staff tecnico italiano la prima, tifosa ospite dei padroni di casa la seconda.
Olimpiadi da atleta e da allenatore. Cosa cambia?
«Tutto. Da atleta la vivi con passione, voglia di scendere, voglia di fare bene. Sei tu su quella slitta, sei tu che decidi il tuo destino. Da quando sono allenatore, io mi agito molto di più in gara. Sono più tesa perchè so che il mio compito è terminato una volta che l’atleta raggiunge la tavoletta di partenza».
Rifaresti l’esperienza olimpica da allenatore?
«Assolutamente sì, un’Olimpiade dà sempre tanto».
Cosa ti è piaciuta di più, l’esperienza olimpica da atleta o da allenatore?
«Atleta, senza ombra di dubbio: una Olimpiade da atleta è un’esperienza unica».
Dany Locati la sua esperienza a cinque cerchi l’ha vissuta nel 2002 a Salt Lake City: nono posto e una felicità immensa. Il miglior risultato nella storia dello skeleton azzurro e uno dei momenti più alti dell’atleta che è stata una presenza costante in Coppa del mondo dall’anno dell’esordio, nel ’99, fino al 2006. Prima del ritiro e del passaggio di testimone a Costanza Zanoletti (due Olimpiadi anche per lei e l’annuncio del ritiro dopo la gara canadese) e alle altre atlete, come Marina Riva, disposte a enormi sacrifici per portare avanti la loro passione.
Ch.Ped.