La beatificazione di don Puglisi

Sabato 25 maggio, a Palermo, avverrà il rito di beatificazione di don Giuseppe Puglisi, sacerdote assassinato dalla mafia la sera del 15 settembre 1993, giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno. Per molti, non solo palermitani, non solo siciliani, don Pino è beato da tempo.

Beato don Giuseppe Puglisi. E’ tempo di celebrare il riconoscimento del martirio del sacerdote assassinato dalla mafia la sera del 15 settembre 1993, giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno. Per molti, non solo palermitani, non solo siciliani, don Pino è beato da tempo, divenuto simbolo di un modo di opporsi al fare mafioso fatto di impegno e testimonianza di vita.

Ora, sabato 25 maggio, nella sua Palermo (nacque nel quartiere Brancaccio), avverrà il rito di beatificazione. Un evento atteso, gioioso, per un autentico testimone della fede.“Era un prete senza conto in banca, con le tasche vuote e la casa (popolare) piena di libri di filosofia e psicologia. Donava tutto il suo tempo agli altri e aveva lo scaldabagno rotto e i rubinetti che schizzavano acqua dappertutto. Gli proposero gli incarichi più gravosi, scartati da tutti, e lui li accettò. Poi gli offrirono chiese ricche, posti di prestigio, e lui li rifiutò: “Non sono all’altezza, rimango qui tra i poveri”, disse. Andava alle riunioni ecclesiali e si sedeva in ultima fila. Era un intellettuale raffinato, ma non lo faceva capire a nessuno. Invece di esibirsi in dotte citazioni ai convegni, parlava in dialetto con gli operai. Lo chiamavano monsignore e lui rispondeva: “Dillo a tuo padre”. Anzi: “A to patri””. Sono le parole del giornalista Francesco Deliziosi, autore anche della biografia “Pino Puglisi, il prete che fece tremare la mafia con un sorriso” pubblicata da Rizzoli.

“Me l’aspettavo”, disse padre Puglisi ai suoi killer che arrivarono per ucciderlo con un colpo di pistola alla nuca mentre rincasava. E fu proprio per i suoi assassini il suo ultimo sorriso. Lui che di sorrisi ne aveva sempre per tutti. Se l’aspettava quella morte, don Pino, da anni parroco della Chiesa di San Gaetano, a Brancaccio, feudo della famiglia Graviano, e instancabile predicatore e testimone antimafia, punto di riferimento per tantissimi giovani e per la famiglie del quartiere. Note le sue omelie e prese di posizioni pubbliche contro Cosa Nostra. La vita sacerdotale di don Puglisi fu una scelta totale verso i più deboli, gli indifesi e i poveri, senza mai dimenticare l’impegno per una nuova immagine della sua terra, lontana da connivenze e lati oscuri. Nel tempo in molti hanno raccolto la sua eredità.

Un esempio su tutti: Casa Don Puglisi, struttura di accoglienza della Caritas che racconta la storia di coraggio di don Pino. E’ qui che nasce il Laboratorio dolciario Don Puglisi, creato per dare un lavoro alle giovani mamme accolte nel centro. Si lavora la cioccolata secondo la rinomata “tradizione modicana”, dolci e biscotti secondo il rispetto delle tradizioni. Una concreta realtà lavorativa, basata su qualità, tradizione e solidarietà, nel vera “beatitudine” di don Pino.