Il 65 per cento degli italiani ritiene che la crisi abbia fatto aumentare i rischi alimentari. E’ quanto emerge dall’indagine Coldiretti sul prezzo dell’illegalità, sulla base dei dati Ixe’ presentata al Forum internazionale dell’agricoltura e dell’alimentazione di Cernobbio, dalla quale si evidenzia peraltro che ben il 12 per cento dichiara di esserne stato vittima. Sotto accusa per un italiano su cinque sono i cibi low cost dietro i quali spesso si nascondono, infatti, ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi ma – denuncia la Coldiretti – possono a volte mascherare anche vere e proprie illegalità, come è confermato dall’escalation dei sequestri.
A preoccupare il 21 per cento è invece l’apertura delle frontiere con l’arrivo di alimenti che vengono da Paesi lontani con diverse condizioni sanitarie e produttive, ma che – sostiene la Coldiretti – non possono essere ben identificati sugli scaffali per la mancanza di un sistema trasparente di etichettatura di origine.
A preoccupare sono però anche le frodi di quanti trovano nel settore alimentare una importante occasione di business. L’agricoltura e l’alimentare sono infatti considerate aree prioritarie di investimento dalla malavita che ne comprende la strategicità in tempo di crisi perché del cibo, anche in tempi di difficoltà, nessuno potrà fare a meno, ma soprattutto perché consente di infiltrarsi in modo capillare nella società civile e condizionare la vita quotidiana della persone in termini economici e salutistici.
Le difficoltà economiche hanno costretto molti italiani a tagliare la spesa alimentare e a preferire l’acquisto di alimenti più economici prodotti spesso a prezzi troppo bassi per essere sinceri, che rischiano di avere un impatto sulla salute. Di fronte al moltiplicarsi dei casi di frode e contraffazione alimentare quasi due italiani su tre (57 per cento) chiedono – conclude la Coldiretti – che venga sancita la sospensione dell’attività.