L’obiettivo è quello di salvare ogni anno dalle 80 alle 100 persone. Asl, aziende osperdaliere e 118 di Bergamo hanno fissato un protocollo che definisce le procedure per soccorrere i pazienti colpiti da ictus cerebrale. I farmaci giusti, somministrati entro le prime tre ore, salvano la vita e evitano che chi viene colpito da ictus riporti conseguenze permanenti.
Ecco perché ora si è deciso di dare forma organica e condivisa a una procedura che in Bergamasca è già stata sperimentata con successo. È stata così creata una vera e propria rete fra tutte la aziende coinvolte, rete nella quale ogni struttura ha un suo preciso compito.
Le strutture designate alla cura dell’ictus grave sono tre: gli Ospedali Riuniti di Bergamo (unità di terzo livello), policlinico San Marco di Zingonia e ospedale di Treviglio (entrambi di secondo livello).
I pazienti faranno capo alle strutture secondo l’appartenenza territoriale: valli, alta pianura e città ai Riuniti, media pianura a Zingonia, la Bassa a Treviglio. Gli ospedali di Seriate, Alzano e Ponte San Pietro (tutti di primo livello, il più basso) saranno destinati a chi soffre di disturbi cerebrovascolari in fase non acuta.
CONTANO LE PRIME TRE ORE:
L’obiettivo del protocollo è semplice. Ai pazienti che manifestano i primi sintomi di un ictus vanno somministrati trombolitici entro le prime tre ore. Questo garantisce loro di non riportare conseguenze permanenti.
Ma come si riconoscono i sintomi?
I sintomi di un ictus sono: formicolio e mancanza di sensibilità a un braccio e alla corrispondente gamba; afasia, difficoltà improvvisa di parlare o presenza di frasi sconnesse; bocca storta; una palpebra improvvisamente caduta. Più è evidente il sintomo, più elevato è il rischio.
Cosa bisogna fare?
In caso si sospetti – sulla base dei sintomi – che qualcuno possa essere a rischio di ictus, la raccomandazione è quella di non partire di corsa per il pronto soccorso, ma di chiamare immediatamente il 118. Gli esperti, sulla base della descrizione di quello che sta accadendo, possono scegliere in quale struttura il paziente vada portato, in ambulanza e non in macchina. Si potrà in questo modo capire se è sufficiente un intervento di primo livello, se sia meglio arrivare al secondo, oppure se sia assolutamente necessario arrivare al terzo livello di cura.